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CONGO RD / LA POLITICA A SERVIZIO DELLA COESIONE NAZIONALE

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Secondo un Rapporto Onu, del 16 giugno scorso, anche le Fardc (Forze armate della Repubblica democratica del Congo), oltre che l’Adf (Forces démocratiques alliées) sono accusate di atti di violenza nel Nord-Kivu e nell’Ituri. Molte persone, intervistate dagli esperti Onu, accusano anche l’esercito congolese di estorsioni, stupri, esecuzioni sommarie, distruzione e saccheggio di villaggi, traffici di cacao, oro, armi, rapina dei salari dei soldati da parte di alcuni ufficiali. Il presidente Tshisekedi, che dal 15 giugno scorso è in visita nell’Est del paese per riaffermare l’impegno a metter fine all’insicurezza regnante nella zona, s’è impegnato a bonificare l’esercito. Inoltre, ha giustificato lo stato d’assedio proclamato nelle due Province il 6 maggio scorso, ormai senza scadenza; ma ha anche raddoppiato il numero degli effettivi dell’esercito passando da 11 a 22mila uomini; ed ha invitato la popolazione a collaborare con le forze dell’ordine per sgominare i diversi gruppi armati che seminano morte e terrore nelle due Province. Hanno fatto particolarmente scalpore le dichiarazioni che il capo dello Stato ha fatto a Bunia, capitale della provincia dell’Ituri il 19 giugno, durante uno scambio con i rappresentanti della popolazione. Ha evocato pratiche mafiose e intrallazzi all’interno dell’esercito e delle istituzioni dello Stato. Queste dichiarazioni mettono in evidenza l’ignoranza di ciò che succede veramente a livello locale. Sarà importante smascherare queste pratiche affinché i 50 milioni di dollari messi a disposizione dalla Banca mondiale per smobilitare e integrare i guerriglieri vadano a buon fine. 

Alle critiche del presidente Tshisekedi si possono affiancare le osservazioni dei vescovi del Congo RD, riuniti nella tradizionale assemblea generale di giugno. Nel loro Messaggio “Restiamo uniti”, essi denunciano i mali che minacciano la coesione nazionale. Valorizzano alcuni gesti del presidente, come lo sblocco dell’impasse politico, la salvaguardia della libertà di espressione, la liberazione dei prigionieri politici, il ritorno degli esiliati politici, la gratuità dell’insegnamento, la prossimità agli esodati dell’eruzione vulcanica di Goma, ma denunciano i rischi di nepotismo, tribalismo, regionalismo, clientelismo, oltre che l’esclusione degli avversari politici. Tutte pratiche che mettono in pericolo la coesione nazionale e sono le vere sfide da affrontare. 

Sul piano politico, resta il nodo della Ceni (Commissione elettorale nazionale indipendente), troppo controllata dai partiti, soprattutto dell’attuale maggioranza, cosa che non ne garantisce la credibilità e rende più fragile la coesione nazionale. Sul piano della decentralizzazione provinciale, i vescovi denunciano l’allontanamento delle strutture amministrative dalla popolazione a causa di manipolazioni politiche che danno vita a comportamenti divisivi che non migliorano le condizioni di vita della gente. Sul piano economico, i vescovi sottolineano lo sforzo del governo di aumentare la riserva di scambio della Banca centrale, ma la maggioranza della popolazione vive ancora in estrema povertà, mentre un pugno di connazionali si arricchisce in modo scandaloso. Questo ha un impatto sicuramente negativo sulla coesione perché aumenta in maniera abissale la distanza tra ricchi e poveri. Sul piano umanitario e della sicurezza, i vescovi salutano favorevolmente le disposizioni prese, come lo stato di assedio, per combattere i gruppi armati, ma deplorano la complicità di alcuni membri delle istituzioni con tali gruppi. Sul piano della giustizia e dei diritti umani, i vescovi denunciano la corruzione politica, che assume vari nomi: clientelismo, regionalismo, tribalismo e nepotismo: Tutti mali che minano la coesione nazionale. 

I vescovi, come di consueto, concludono il loro Messaggio con alcune raccomandazioni alle istituzioni dello Stato e alla comunità internazionale, affinché si prendano cura del benessere della popolazione. Infine, invitano ogni congolese a riflettere e agire non in termini etnici, tribali, regionali, ma apprezzando il ricco patrimonio di diversità del paese come una risorsa, non una diminuzione.



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