BRESCIA / RIFLETTENDO SUL FESTIVAL DELLA PACE 2018
Ormai lo sappiamo: ciò che percepiamo tende a diventare più reale della realtà. È sorprendente – perfino incredibile – il gap tra la dimensione misurata di alcuni fenomeni sociali e quella che infiamma le nostre discussioni. Il vero dramma però è quando la percezione, spesso indotta e creata ad arte, comanda intere politiche.
È stato veramente interessante, a proposito, uno degli incontri (quello del 15 novembre, ore 18.00, al Teatro San Carlino) della seconda edizione del Festival della Pace di Brescia (9-24 novembre 2018) sul tema “Pace, sicurezza, commerci e traffici di armi”. Va subito detto che la ricchezza di tale incontro va ben oltre il titolo e la breve sintesi che segue. Essa si basa, prima che sulle letture e interpretazioni dei fenomeni, sulla qualità e scientificità dei dati raccolti, da cui tali letture e interpretazioni dipendono.
Mi riferisco in particolare all’intervento di Giorgio Beretta, analista di Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia) e a quello che avrebbe dovuto essere un confronto sulla produzione armiera bresciana, ma che all’ultimo minuto ha visto il palco disertato da Assoarmieri e Consorzio Armaioli.
A proposito del bisogno di sicurezza e quindi di doversi difendere, in un senso implicito comune ormai capillare – che lo si debba cioè fare con l’uso delle armi e senza la necessaria proporzionalità tra aggressione e difesa –, i dati forniti da Beretta sono sconcertanti:
- a fronte di circa 4.800 rapine in casa e 3.800 in esercizi commerciali nel 2016;
- inoltre, a fronte di circa 400 omicidi nel 2016, solo 19 risultano legati a tali frangenti, con un calo nell’anno successivo (2017) di due unità per un totale di 17 casi.
E non è finita: nel 2017, dei 55 omicidi intrafamiliari, 40 hanno visto l’autore con regolare possesso di arma da fuoco e solo 15 con un’arma illegalmente posseduta.
Forse bisognerebbe partire da questi dati, per capire che la circolazione di armi di piccolo calibro aumenta l’insicurezza anziché diminuirla e per accorgersi che il sacrosanto bisogno di sicurezza ha a che fare probabilmente con la necessità di un mondo più giusto e di un contesto sociale in grado di proteggere. In altre parole, con la possibilità di accedere a un lavoro, a una casa, alla pensione, a ogni cura medica necessaria, a una solidarietà che ci veda tutti responsabili di tutti, ecc. Ma forse è proprio questo che non si vuole che venga percepito.