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AMBASCIATORE ITALIANO UCCISO IN CONGO RD

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Il diplomatico italiano Luca Attanasio, ucciso in Congo RD lunedì mattina 22 febbraio in un’imboscata di miliziani armati, era stato ospite della Casa Regionale dei Missionari Saveriani a Bukavu, nel Sud Kivu, accompagnato dal Console, sabato 20 e domenica 21 febbraio. Ufficialmente l’ambasciatore era in visita ai cittadini italiani di quella regione per prendere le impronte digitali e facilitare così il rinnovo dei loro passaporti, senza costringerli ad andare nella capitale Kinshasa, distante 2000 km, in un tempo difficile per i viaggi a causa della pandemia da Covid-19. Anche l’anno scorso il diplomatico italiano si era recato a Bukavu, per esprimere vicinanza ai cittadini italiani e anche in quell’occasione era stato ospite dei Saveriani. 

Cosa sia successo a Luca Attanasio e al carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci, coinvolti nel mortale incidente, insieme al loro autista congolese alla guida di un’auto del WFP (World Food Program della FAO), non ci è dato al momento di sapere con precisione. Si sa però che l’ambasciatore era in un convoglio di tre auto diretto a visitare un progetto della WFP finanziato dall’Italia a Nord di Goma, nel parco internazionale Virunga. Una zona dove operano almeno tre gruppi armati. Ci sono morti tutti i giorni ormai da molti anni. Probabilmente il gruppo armato voleva solo sequestrarli, a scopo di estorsione. Molti congolesi facoltosi sono stati vittime di sequestri in quella zona. 

Qualcuno potrebbe aver segnalato al gruppo armato la partenza da Goma di un “muzungu” (un bianco, in lingua swahili). E un bianco che si sposta in quella zona è senz’altro nel mirino dei gruppi armati. Ma la Monusco (Missionedell'Onu per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo) aveva assicurato che si trattava di un’area piuttosto tranquilla. Fatto sta che l’ambasciatore è stato ucciso, probabilmente per la reazione del carabiniere che lo accompagnava e dei “rangers” del parco Virunga che lo scortavano. Dettaglio questo che dovrà essere chiarito: perché accompagnato dai rangers, corpo armato per la difesa del parco e non dai soldati della Monusco? Si tratta, infatti, di uno dei luoghi più pericolosi del paese, dove non ci si avventura se non scortati da uomini armati e mezzi blindati. 

C’è da chiedersi, come mai in quella strada, che corre parallela al confine con il Ruanda, continuino ad agire quasi indisturbati questi gruppi armati. Basterebbe un accordo tra i due paesi – Ruanda e Congo RD – per chiuderli in una morsa e metterli fuori gioco. Manca forse – ci chiediamo – la volontà politica di metter fine a queste scorribande, che causano tanta morte e paura, per mantenere invece un clima di confusione, per allontanare la popolazione autoctona dalle proprie terre, le più ricche del paese, e lasciarle così in balia dei gruppi armati che controllano le miniere di materie prime importanti, dai diamanti all’oro al coltan?

Un comunicato dell’ultima ora, emanato dal vice primo ministro e ministro dell’interni, dichiara che i servizi di sicurezza congolesi e le autorità provinciali non hanno potuto assicurare le misure di sicurezza necessarie per mancanza di informazione sulla presenza del convoglio in questa zona del paese reputata instabile e in preda all’attività di alcuni gruppi armati ribelli nazionali e stranieri. Contribuirà il sacrificio di queste vittime a far luce su questa terra oscurata da abusi, violenze e terrore? L’uccisione del diplomatico italiano è solo la punta dell’iceberg di una tragedia immane, che oramai si consuma ogni giorno in quell’area del paese. Negli ultimi 20 anni sono milioni le persone che hanno perso la vita nei paesi dei Grandi Laghi. Da qui l’esigenza di aprire un’inchiesta internazionale indipendente che chiarisca le ragioni non solo del barbaro assassinio dell’ambasciatore italiano e della sua scorta, ma anche della guerra infinita che ha già mietuto milioni di vittime, per la quale bisogna trovare una soluzione multilaterale tra tutti i paesi dei Grandi Laghi.

(Nella foto, da destra a sinistra: il console italiano, p. Franco Bordignon, l’ambasciatore, p. Amato Sebastiano, p. Gianni Magnaguagno e due ospiti).



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