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SONO DEBOLE MA NON HO PIù PAURA

SONO DEBOLE MA NON HO PIù PAURA

Sono Giorgia! Non avevo tanta voglia di partire. Avevo tante cose da fare, potevo lavorare di più, prendere più soldi e pagarmi con meno difficoltà le vacanze di fine settembre. Prepararmi per gli esami. Mi piace stare sempre con le solite persone, perché ho la lingua tagliente e spesso chi non mi conosce si offende. E se poi trovo solo persone permalose?

Gli incontri GIM non mi hanno fatto impazzire e se poi si prega troppo? E se c'è il digiuno? E se mi devo svegliare di notte per pregare?  Però avrei bisogno di stare un po' da sola, staccare da qui, spegnere il cervello. 

Vorrei dare un nome a questa cosa che ho dentro che mi spinge ad andare. Mi infastidisce come una mosca. Prendo i biglietti, sto pensando che con questi soldi mi sarei comprata quelle scarpe che mi piacciono da mesi. 

Però che bella Palermo, ho proprio voglia di tornarci. Se va male, almeno rivedo un posto dove sono stata bene. Parto, primo viaggio da sola. Ho la valigia piena, come il mio ego. Due giorni e mi sento vuota. Parlo con ragazzi che potrebbero essere mio fratello, ma io Martino lo vorrei su un barcone in mezzo al Mediterraneo? 

Quanto mi vergogno di essermi lamentata anche solo del freddo. Ma io cosa ne so di cosa é il freddo?

Mi accorgo di essermi dimenticata a casa il bagnoschiuma, il pettine e il dizionario con le mie parole moralmente corrette che mi piace mettere assieme, perché rimango sempre muta davanti a chi mi racconta la sua storia. Vorrei non ascoltarle certe storie, non mi sento pronta ad ascoltarle. Non voglio affezionarmi, perché poi so che soffro la distanza. Ma io poi che cosa ne so di cosa é la sofferenza?

Che poi non era nei piani farsi degli amici, di quelli che se gli dirò "ma ci vediamo qualche volta" non sarà per gentilezza, ma sarà per davvero. Non era nei piani neanche di trovare casa qui.

Ho capito cosa intende il mio papà quando mi dice "tu intanto parti, se stai male vengo a prenderti ". Ne ho la certezza, é successo. In realtà già sapeva che questa volta non ne avrei avuto bisogno, perché l'ho trovato qua. Mi aspettava!  La mia mamma infatti non mi ha mai scritto in questo viaggio, ma perché era già qui e non le interessava sapere come andava, lo sapeva già. Con altri abiti, un altro dialetto e altro cibo. Mi aspettavano. Potrei trasferirmi qui e sentirmi a casa come a casa davvero. Perché mi sento ascoltata, compresa e rido. Rido tanto e mi diverto. E ho tempo di riposarmi. 

Non mi dà neanche più fastidio l'acqua salata e potrei quasi iniziare a fare tutte quelle cose che mi fa paura farle da sola. Se c'è gente alla mia età che rischia la vita, io non so se sarò in grado di essere all'altezza, ma posso provare ad essere dignitosa ai loro occhi. 

Ma poi, che bella Palermo. Sono proprio contenta di averla visitata due volte ed in maniera giusta. Non mi sento una turista, ma un'osservatrice sociale. Niente spiagge, niente ristoranti, niente monumenti. Che bella la mia Palermo che ho visto io. Non avevo tanta voglia di partire. Non ho tanta voglia di tornare a casa!


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Pubblicato
24 Settembre 2021
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