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L’Africa è stata per me un deserto indimenticabile...

L’Africa è stata per me un deserto indimenticabile...

Ciao a tutti, il mio nome è Valentina, frequento il terzo anno di dottorato all’Università e ho 27 anni. Quattro anni fa si è realizzato, assolutamente non per caso, il mio desiderio di viaggiare in Africa, certa che lì avrei trovato un senso di appartenenza. È doverosa, tuttavia, una premessa: questo viaggio, che nei miei pensieri ha sempre avuto solo la forma di un viaggio, è poi diventato esperienza di missione. Da circa un anno, infatti, insieme ad altri giovani, era iniziata l’esperienza all’interno del Centro Missionario Diocesano e lì abbiamo iniziato a camminare mettendo Cristo al centro e cercando di decifrare la parola “missione”. Ed ecco dunque, che il mio desiderio di Africa è diventato, come dicevo, esperienza missionaria: il 2 agosto 2017 sono partita con altri giovani provenienti da diversi Centri Missionari in Italia e insieme a Missio Italia, organizzatore della visita missionaria, in Tanzania, per la precisione.

Fino a questo momento, la Valentina che conoscevo aveva fatto i bagagli quasi bambina (in effetti, ero ancora minorenne) per trasferirsi e studiare al Nord: è stato un banco di prova credo ben superato, figlia di un treno sempre in ritardo, figlia di abbracci al sapore di mandarino e di amicizie ritrovate dentro un bicchiere di lambrusco.

Ho sempre studiato, mi sono laureata, ho colto ciò che qualcun altro aveva seminato per me, cercando sempre di mettere tutto sotto la lente di ingrandimento della fede. Sono arrivata, quindi, a pensare all’Africa, senza neanche accorgermene, ma sentivo forte un richiamo dentro di me: quella terra mi stava chiamando. Attraverso il cammino annuale fatto insieme ai giovani del Centro Missionario e attraverso la preparazione specifica e precedente all’esperienza organizzata da Missio, ho potuto preparare la mente e il cuore alla ricchezza che avrei ricevuto di lì a poco: è stato come svuotare una valigia del superfluo per fare spazio all’essenziale.

La mia esperienza in terra di missione è durata venti giorni, tuttavia, la storia che voglio raccontarvi riguarda un giorno in particolare all’interno di questa visita in Tanzania ed è datata il 9 agosto 2017, a Kibakwe.

Avete presente quando vi svegliate al mattino e sentite che l’aria è diversa?Sarebbe stato un altro giorno in visita alla comunità locale, niente lasciava intendere che sarebbe stata una giornata diversa dalle altre, eppure non so, l’aria sapeva di rivelazione. Mi ricordava un po’ il giorno in cui gli Apostoli furono chiamati da Gesù, avevo in mente le parole “lasciarono le reti e lo seguirono”. Tuttavia, come dicevo, nulla di diverso dal solito, ma Gesù dopotutto è capace di mostrarsi nell’ordinarietà e nel più piccolo dei gesti. Dopo il risveglio quotidiano e prima di incamminarci, eravamo soliti soffermarci sulle letture quotidiane. Così ci riuniamo, ci alziamo in piedi e ci mettiamo in preghiera. Quel giorno tocca a me leggere la prima lettura, mi schiarisco appena la voce e inizio a leggere:

Dal libro del profeta Osea Os 2,16.17.21.22

Così dice il Signore: «Ecco, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore».

Passo il libretto a chi doveva proseguire con il Salmo, ma i miei pensieri ormai viaggiavano altrove. Resto in silenzio. Non facevo altro che chiedermi “possibile che questa parola fosse per me?”. Risuonavano dentro di me quelle parole, le sentivo mie, ero io, mi sentivo in pieno deserto, sentivo che il Signore… sentivo che il Signore voleva parlare con me. Che giornata, ragazzi! Avevo una grande pace dentro di me, perché avevo finalmente intercettato un cammino da fare, una nuova luce da seguire. È stato straordinario sebbene tremendamente ordinario.

Quel giorno lo ricordo così, come quando scopri per la prima volta di essere amato e di non essere solo. Continuavo a dirmi che fra tutte le chiacchiere in compagnia, le veglie, le celebrazioni, le riflessioni, gli incontri in Parrocchia… no, dovevo fare 9.000 km per trovare Gesù e capire che Egli mi stava aspettando.

L’Africa è stata per me un deserto indimenticabile, una soglia da attraversare per incamminarmi ancora. Si può dire che sono partita per tornare, rinnovata. E, se ve lo state chiedendo, il senso di appartenenza che cercavo, non l’ho ancora trovato, ma probabilmente non era nei piani di Dio che io lo trovassi lì. Sarò sempre riconoscente a chi mi ha permesso di farla questa esperienza e agli amici che ho conosciuto e che porto ancora oggi nel cuore.

Ciò che vorrei dire, però, è che ciascuno di noi ha “la sua Africa” o, se preferite “il suo deserto personale”. Mettetevi in cammino per trovarlo e non resterete delusi.

Come è scritto in Isaia (55, 6, 8):

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino. […]
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie.


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Pubblicato
15 Ottobre 2021
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