“Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?”
Essere qui con il saveriani, con lo stile dei padri, mi fa vedere concretamente quanto la missione parta da casa nostra, dallo stile con cui viviamo!
La luce arriva piano piano al mattino: dalle 6 alle 6.30 il cielo si apre (alla sera già alle 19 qui è buio) ed è sempre così in questa zona: è il clima equatoriale. Insomma, qui non ci sono le quattro stagioni, il clima è sempre mite, cambia il periodo da secco a piovoso.
Ho fatto colazione con avocado 🥑 e… caffè ☕ della moka (sorpresona!). Ma poi ci sono tantissimi scambi e spezzoni di vita che ho visto: una mia coetanea che non lavora (perché culturalmente è una decisione del marito), ho visto la tomba di suor Lucia Pulici (e delle
altre missionarie Olga e Bernadette uccise in Burundi), la riparazione - dove io sono stata manovalanza marginale - di un pozzo d’acqua per la casa Solidarite dei missionari, ma soprattutto non posso togliermi dalla testa la giovane 18enne Marie Rose avvelenata e per questo allettata e molto malata.
Nel corso giornata di oggi mi sono risuonate le parole della riflessione portata avanti con padre Emmanuel sul tema del festival “Vivere per dono”.
Nelle azioni dei padri si vede il segno dell’annuncio che portano, un messaggio di unione e di tolleranza, per una chiesa prossima agli ultimi. La sento così vicina e così concreta. Uno stile di vita quello di “fare del mondo una sola famiglia” accogliendo e valorizzando le differenze, che sono risorsa.
