Una gioia da condividere
Nato il 15 novembre 1983, ad Abaetetuba, città dell’Amazzonia brasiliana, sono il quarto di cinque figli. I miei genitori mi hanno insegnato fin da bambino a pregare e a ringraziare il Signore per il dono della vita. Sono cresciuto nella consapevolezza che la vita non è mia, ma è dono di Dio. Quindi devo custodirla bene e metterla a servizio degli altri. La mia vocazione nasce in parrocchia. Dopo il sacramento della cresima, ho iniziato a impegnarmi come animatore degli adolescenti e come catechista di una classe che si preparava alla prima Comunione.
Attirato dalla missione
Sono cresciuto in mezzo ai saveriani, che venivano nella mia parrocchia e parlavano con tanto entusiasmo a tutti i giovani. Mi colpiva molto quando parlavano delle tante persone che non conoscono Gesù e io non riuscivo a rimanere indifferente. Il mio cuore ardeva e nasceva in me il pensiero che avrei potuto seguire gli esempi dei missionari e fare della mia vita un dono.
La testimonianza dei missionari che venivano da lontano mi ha attirato alla missione, insieme al loro modo di essere, alla loro passione per la parola di Dio e alla loro semplicità.
In parrocchia, ho conosciuto cinque saveriani che mi hanno fatto innamorare ancora di più della missione e di Gesù.
Davvero meraviglioso!
Ricordo che durante l’anno, noi catechisti partecipavamo a una giornata di animazione e giochi con i saveriani, ed era bellissimo. Eravamo divisi in gruppi con i cinque colori dei continenti, poi cantavamo i canti missionari e presentavamo i santi patroni della missione. Era davvero meraviglioso! E mi impressionava la scoperta che ci sono ancora popoli che non conoscono Gesù.
Sono convinto che il Signore ci chiami in tanti modi. Uno dei momenti in cui mi sono reso conto che lui mi guardava e che mi ha donato il desiderio di seguirlo, è stato proprio l’ascolto della sua Parola. Gli anni vissuti a Parma, dove la vita della congregazione è iniziata e si è sviluppata, sono stati veramente una fonte di arricchimento. Inoltre, gli arrivi e le partenze dei saveriani e gli scambi di esperienze missionarie sono stati occasioni di crescita della mia vocazione.
È Gesù il vero tesoro
Per me, essere saveriano significa innanzitutto avere Cristo al centro di tutta la vita, ed essere strumento di Dio per il bene degli altri. Dopo la professione perpetua il 5 novembre, sono stato ordinato diacono il 6 dicembre, a Parma.
Sono contento di condividere con voi la mia gioia con le parole del vangelo: “Il regno dei cieli e simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt, 13, 44).
Come quel contadino che vende tutto per acquistare il tesoro, perché lo trova di grande valore, così è capitato con me. Per me questo tesoro è Cristo.
Aver trovato, conosciuto, sperimentato il suo amore e averlo seguito, è stata la migliore esperienza che io abbia fatto.
Mi ha aperto una vita intensa, appassionata e gioiosa. A lui voglio confermare e radicare tutta la mia vita, perché è lui il mio tesoro.
Con voi mi sento a casa
Eccomi ora tra voi a Salerno. Sono super felice di essere saveriano e di poter condividere la gioia della mia fede. Sono già stato due volte ai campi estivi organizzati dai saveriani di Salerno e mi sono reso conto della bellezza, dell’accoglienza e della gioia che voi avete. Mi sono veramente sentito a casa mia.
Trascorrere con voi una tappa della mia vita, sarà senz’ombra di dubbio un altro bel regalo di Dio.