Un dialogo da ritorno al futuro
Ci sarà una volta, una studentessa che chiederà così: “Devo fare una ricerca sul Coronavirus, arrivato nel 2020; l’insegnante dice di portare i nostri ricordi, ma io ero ancora troppo piccola. Papà, sai aiutarmi? Cosa si faceva?”.
“Forse sarebbe meglio dire cosa non si poteva fare. Questo virus, partito dalla Cina, ha viaggiato in tutto il mondo. Anche l’Italia, e le regioni del nord in particolare, sono state colpite pesantemente. A pensarci bene, tutto l’Occidente produttivo era in lockdown, come si diceva allora. Chiuse le scuole, le fabbriche, gli uffici. Fermi cinema, teatri, attività culturali e sportive. Per giorni, usciva solo chi aveva un lavoro necessario o per fare la spesa, tutti muniti di mascherine e guanti, a debita distanza”.
“Io ricordo vagamente solo lunghe giornate in casa; com’è stato possibile?”.
“Sì, uscire era vietato; i parchi erano chiusi e i bambini erano costretti a casa con i genitori, lontani dai nonni e dagli amici. Le lezioni erano online e non si poteva nemmeno andare in chiesa! Il mondo nel 2020 sembrava fermo a un secolo prima. Quante persone abbiamo pianto, quanto dolore, quante generazioni dimezzate!”.
“Ma la scienza, la medicina?”.
“Hanno operato in urgenza, salvando vite umane. Sono stati eroici. Ma ci siamo fatti trovare impreparati e anche la scienza, a un certo punto, ha perso il lume della ragione. Un virologo diceva una cosa, che era smentita dall’infettivologo seguente, per poi essere ripresa dallo specialista di turno… Una babele di parole dannose”.
“Fantascienza. E la politica?”
“All’inizio unita, sembrava un miracolo. Tutti marciavano verso l’obiettivo di sconfiggere il virus. L’orgoglio nazionale veniva sbandierato ai balconi, cantato dalle finestre. Poi, ecco gli interessi di parte, l’economia pressante… e siamo tornati alle solite beghe di bottega”.
“Scene già viste, insomma; ma cosa salveresti di quel periodo?”.
“La solidarietà delle persone. Tendere la mano gli uni agli altri non era solo un’immagine retorica. Tutti si sono prodigati affinché nessuno restasse indietro. Non si è trattato solo di raccogliere denaro, ma di mettersi all’opera, anche con piccoli gesti. Le persone non hanno dimenticato i più fragili e qualcuno è addirittura morto per questo (volontari, medici di famiglia, operatori sanitari e del commercio, religiosi-e). I muri dell’indifferenza sono crollati come raramente s’era visto prima”.
“Oggi siamo migliori di allora?”.
“Tu che dici…?”.