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Terrorismo: è tempo di preghiera

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Nel pomeriggio del giorno 11 settembre, Pietro e Weslei, due giovani del Gruppo vocazionale del Matao, uno all'insaputa dell'altro, hanno telefonato alla nostra Comunità informandoci dell'attacco terroristico contro gli Usa. Solo con il telegiornale della sera ci siamo resi conto della gravità dell'accaduto. Tra i vari commenti, dentro e fuori di Casa, ho ripetuto varie volte la famosa frase di Pirandello: "La realtà va al di là dell'immaginazione".

Il giornale "Folha de Sa.o Paulo" il sabato seguente alla catastrofe, pubblicava in seconda pagina, come sempre, la colonna di dom Luciano Mendes de Almeida. Il titolo ha richiamato subito la mia attenzione: tempo di preghiera!".

In questo articolo dom Luciano, per me uno dei vescovi più saggi e più santi del Brasile, ha composto un commento veramente ispirato. Mi piacerebbe comunicarvelo dalla prima all'ultima parola, ma dobbiamo accontentarci di alcuni brani. Inizia così: "Davanti all'atto di terrorismo contro gli Usa, è necessario dirigere il cuore verso Dio e chiedergli luci per il discernimento.

L'attacco brutale che lasciò tutti tristi e perplessi per tanta violenza, rivela, infelicemente un enorme concentrazione di odio. Tutto indica che i fatti furono premeditati da persone schiave di quel tipo di fondamentalismo che genera atteggiamenti irrazionali e squilibrati. All'origine di questa ondata di terrorismo c'è una mancanza di credibilità nelle istituzioni capaci di risolvere le gravi situazioni di oppressione e di umiliazioni. Ciò porta alla disperazione e a gesti di vera pazzia".

A questo punto dom Luciano osserva che la situazione si complica quando il terrorismo è associato a convinzioni religiose e a situazioni che, per lungo tempo, non sono state risolte. Egli invita a solidarizzare con le migliaia di vittime innocenti e a non cadere nell'ingiustizia di attribuire questo eccidio a tutti gli abitanti di certi Paesi sospetti di terrorismo. Nel cuore dell'articolo dom Luciano è molto felice quando ricorre al tema del discernimento.

Cediamo di nuovo la parola a lui: "Ci sono due direzioni nel fare il discernimento. La prima analizza perché siamo arrivati a tali esplosioni di odio. La seconda cerca d'impedire che tali gesti si ripetano. Sappiamo che milioni e milioni di persone sono escluse e vivono sperando di ricevere alimento e condizioni di una vita umana. Essi rappresentano oggi una massa tale che può cadere nella disperazione e nell'esplosione irrazionale contro quel tipo di società che ha fatto la scelta di dimenticarli.

È urgente ripensare l'attuale sistema socio-politico-economico e cercare, a breve termine, soluzioni umanitarie per tutti i popoli. La seconda esigenza di discernimento consiste nelle urgenti decisioni da prendersi per evitare di ricorrere di nuovo al terrorismo. Già si parla di reazione armata. È indispensabile convincersi che la violenza non è la soluzione . Come disse il Papa, sarebbe causare la spirale della violenza. È necessario rompere il cerchio che porta al caos".

Dopo aver ricordato il ruolo delle Istituzioni internazionali e la necessità di un'educazione per convivere nel pluralismo, dom Luciano conclude con la logica delle beatitudini: "Alla luce del Vangelo è necessario .pagare il male con il bene. Solo Dio può insegnarci quell'amore che vince l'odio, che riconcilia gli animi, che allontana ogni tipo di terrorismo e accende di nuovo la luce della speranza. È tempo di preghiera e di conversione!".

Un mio amico di Piraju mi ha detto che gli è piaciuto molto il metodo di preghiera di santo Alfonso Maria, che consiste in quattro momenti: umiltà, fiducia, perseveranza e ringraziamento. Tutti i santi sono diventati santi, grazie alla loro vita di preghiera. Perché non seguiamo il loro esempio, sempre di più e sempre meglio?



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