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Sud/Nord Notizie: Burundi, Congo, Iraq

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Non perdiamo la memoria!

Prove di democrazia

Burundi: nominato il presidente. Il processo democratico in atto nel Paese, iniziato con l’approvazione del referendum sulla Costituzione dopo 12 anni di guerra e proseguito con le elezioni amministrative e quelle politiche (vedi “Missionari Saveriani” di luglio/agosto e settembre 2005), ha aggiunto un altro tassello. Il parlamento, infatti, ha nominato capo dello Stato Pierre Nkurunziza, ex guerrigliero e leader del partito “Forze per la difesa della democrazia”, uscito vincente dalla consultazione elettorale.

Durante la cerimonia di giuramento, il neo presidente si è impegnato a combattere tutte le ideologie di esclusione e di divisione etnica e gli atti di genocidio. “Mi impegno anche a promuovere e a difendere i diritti individuali e collettivi e la libertà delle persone e dell’intera popolazione”, ha aggiunto. Il capo di stato uscente, Ndayizeye, ha definito “storico” l’avvenimento, sottolineando che l’appuntamento segna “un nuovo inizio nella storia del Paese”.

L’altra grande novità è che quasi un terzo del nuovo parlamento è femminile (il 30,5%) incluso il presidente dell’Assemblea nazionale, la signora Immaculèe Nahayo. Anche nel nuovo Senato oltre un terzo dei seggi (il 35%) è occupato da donne. Dei venti nuovi ministri, sette appartengono al “gentil sesso”. Nkurunziza ha scelto i suoi ministri rispettando il principio della divisione dei poteri tra le etnie hutu e tutsi, che costituiscono rispettivamente l’85% e il 14% dei burundesi, e la quota di rappresentanza femminile fissata al 30%.

Il commento. Padre Caludio Marano, missionario saveriano da 18 anni in Burundi ha detto: “Giustizia, casa, lavoro e il problema dei rifugiati: sono questi i problemi della gente cui il nuovo presidente deve dare risposte urgenti. Ma non potrà farlo se le istituzioni internazionali non manterranno gli impegni presi e non più con il ‘contagocce’, come hanno fatto finora. Il patto con i burundesi condizionava gli aiuti al raggiungimento di un accordo di pace e allo svolgimento delle elezioni. Tutti i passaggi sono stati rispettati; ora servono i finanziamenti per ricostruire il paese e cementare la pace con lo sviluppo”.

Congo: il conto dei votanti. Sono in corso dal giugno scorso le operazioni di iscrizione nelle liste elettorali in vista delle prime elezioni democratiche della storia del Congo, che dovrebbero tenersi entro giugno 2006. Nella regione del Kivu la maggior parte dei circa 1.000 uffici di registrazione disseminati da nord a sud sono stati presi d’assalto dai congolesi che, a poche ore dall’apertura degli uffici, avevano già dato vita a lunghe file. La partecipazione della gente ha superato le aspettative degli organizzatori. Il “record” delle registrazioni sembra essere detenuto da Goma, principale città del nord Kivu.

Padre Magnaguagno da Kinshasa ha commentato: “Per la prima volta in vita, la gente ha ricevuto una carta elettorale (d’identità) con tanto di foto, e gratis. La gente è andata in massa a farsi arruolare. Questo ha calmato gli spiriti bollenti e ha portato entusiasmo e fiducia. Il gesto in sé valorizza la persona, dando a ciascuno un posto nella società: una cosa bella e significativa”.

Rimaniamo vigili

Otto per mille dello Stato. Giulio Marcon, portavoce della campagna “Sbilanciamoci”, ha denunciato che nel 2004 quasi l’80% dei fondi dell’8 per mille gestiti dallo Stato è andato alle missioni militari italiane, in particolare in Iraq. Secondo la legge 222/1985, i fondi dovrebbero finanziare “interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali”. Non è la stessa cosa! È cambiata la legge o c’è un inganno?

Asia: povero il 57%. In Asia e nel Pacifico quasi due miliardi di persone (il 57% della popolazione) vive ancora con meno di due dollari al giorno. Lo riferisce la Banca asiatica dello sviluppo. Il numero di persone estremamente povere, che vivono con meno di un dollaro al giorno, è valutato a 621 milioni di persone.

Iraq: tutela dei cristiani. Sulla bozza di Costituzione irachena i cristiani sono ottimisti, ma sperano di poterne migliorare alcuni punti. Primo tra tutti c’è il pieno rispetto della libertà religiosa che comprende anche il diritto di poter cambiare fede. Se si vuole rispettare la legge islamica, questo è impossibile. In un matrimonio misto, ad esempio, se uno dei due genitori è musulmano, anche i figli sono registrati come musulmani. Ciò comporta un’imposizione sull’altro coniuge che non ha scelta.



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