Sbarco con mal di… terra
Considerando il clima temperato di Cagliari sono uscito con una giacca a vento leggera e senza colbacco per andare a celebrare Messa in parrocchia, assieme al parroco don Luca. Morale: digestione bloccata, un brutto sabato notte e la mia prima domenica “sarda” a riposo.
Padre Massimo era a Selargius per incontrare un gruppo missionario e io sono rimasto in casa come “guardiano”. Mi metto a scrivere nell'agenda gli impegni presi. Guardo anche la cartina stradale di Cagliari per imprimerla in testa; poi mi rilasso leggendo alcuni commenti della Parola di Dio.
Il tempo passa veloce e quasi non me ne accorgo. Sono già le 13 e penso che devo preparare qualcosa da mangiare per p. Massimo, che non era ancora rientrato. Scelgo una spaghettata aglio, olio e peperoncino, ma suona il campanello della porta di casa. Scendo e trovo una mamma con la figlia che mi mettono in mano tre confezioni dicendo: “Ho sentito che avete riaperto la casa e ho pensato che forse non avete provviste; accettate questo”.
Le chiedo nome e indirizzo di casa. Ma lei mi dice: “Padre, non si preoccupi; in questi giorni ci conosceremo... Siamo contente che non avete abbandonato Cagliari”. Nelle confezioni c’erano: una torta di mele, un’insalata russa, un pacco di maccheroni con il sugo già pronto, tre etti di formaggio grattugiato, un pezzo di formaggio sardo, una salamina, tre etti di costine di maiale, un pane alle noci... Mancava solo il vino!
Mi sono commosso nel vedere l'attenzione della gente. Tornare ad abitare la casa è importante, così le persone non si sentono abbandonate.
E da lunedì la settimana inizia con tanti impegni.