Preghiera e missione: Uno slancio senza confini
È significativo che i missionari e le missionarie sentano il bisogno di concedersi una sosta presso i monasteri. Essi non vivono la sosta come una "pausa" dal loro lavoro, ma come un "tempo forte" di impegno missionario, come un'esperienza di comunione che abbraccia, nella carità e nella preghiera, tutti i popoli della terra.
Per andare verso gli altri occorre sempre partire dal proprio cuore. La missione è gratuità, è slancio senza confini. Per questo, vivere la dimensione missionaria significa accogliere lo Spirito Santo e lasciarsi condurre sempre più al largo... Significa decidersi ogni giorno per nuove "partenze", lasciando se stessi per andare verso il prossimo.
Partire è il verbo missionario. Mandati da Dio, si parte. Ma come? E per dove? Si deve partire anzitutto interiormente, ossia nel cuore, e andare verso ogni fratello. C'è infatti la missione di chi annuncia il vangelo; c'è la missione di chi sostiene la fatica del lavoro quotidiano, di chi soffre e di chi consola, di chi non conta niente e tutto sopporta in silenzio.
La missione è il "compito" che il Signore ci ha assegnato per "l'ultima ora" della storia. È quindi un impegno che va assunto con il senso dell'urgenza, vivendo con piena dedizione quanto ci è richiesto, momento per momento. In qualunque modo si parta, occorre sempre andare a gettare la semente piangendo (salmo 126). La mietitura spetterà ad altri, ma per il seminatore è già vera gioia l'essere riuscito, con l'aiuto di Dio, a spargere tutta la semente nel solco, l'essere riuscito ogni giorno a perdersi, per ritrovarsi in Dio con una moltitudine di fratelli.
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