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P. Vanzin - Una grande figura di Missionario Friulano

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Padre Callisto Vanzin, saveriano di Pordenone

Il mese di novembre ci richiama alla mente i nostri cari, che ci hanno preceduto ed ora riposano nella pace e luce del Signore. Tra i vari saveriani friulani che ci hanno lasciato, desidero ricordarne uno in particolare: padre Callisto Vanzin. E' un saveriano poco conosciuto nel nostro Friuli, nonostante egli fosse ricco di qualità umane ed avesse svolto innumerevoli compiti nella Congregazione.

P. Vanzin era nato a Villotta di Choins (Pordenone) il 21 gennaio del 1900. A dire il vero, il suo nome era ben più ampio: Vittorino Maria Callisto Giuseppe Vanzin.

Non è cosa facile tracciare alcune note biografiche di questo grande saveriano. Aveva frequentato con profitto e lode le tre classi ginnasiali nel seminario della diocesi di Concordia. Ma presto capì che la sua vocazione non poteva rinchiudersi nell'ambito di una diocesi e domandò di entrare a Parma tra i Missionari Saveriani. Aveva una vivacità spiccata, un carattere originale ed una intelligenza che spaziava con la stessa prontezza ed agilità in tutti i campi del sapere, dalla matematica alla fisica, dalla letteratura alla storia, dalla filosofia alla teologia.

Fece la sua professione religiosa nel 1921, nelle mani dello stesso Fondatore, il beato Guido M. Conforti; l'anno dopo, venne ancora da lui ordinato sacerdote. Padre Callisto nutri va per il Fondatore una grandissima stima ed affetto.

Così leggiamo in una sua lettera: "Vorrei manifestarle, Eccellenza, i sentimenti del mio povero cuore, dirle la mia gratitudine profonda, assicurarla del mio amore indefettibile. Io so che la mia esistenza, tutta la mia vita è legata all'Eccellenza Vostra da vincoli che mai svaniranno e che il tempo renderà più forti e solidi. Io devo all'Eccellenza Vostra la felicità divina di essere missionario e religioso, di avere la dolce speranza di salvare la mia povera anima. Perché nell'Istituto fondato e diretto da Lei io ho trovato la vita spirituale, là sono nato nella Religione ed alle Missioni".

Nel novembre del 1924, p. Callisto partì per la Cina. In questa nazione occupò vari incarichi: rettore del collegio S. Luigi; rettore del piccolo seminario di Hiang Hsien; infine rettore nel seminario di Loyan. Nel 1929 fu richiamato dal beato Conforti in Italia, per avviare la casa di Grumone, vicino a Cremona, aperta da poco.

Trascorse tre anni anche in Messico e un anno negli Stati Uniti. Aveva un ingegno multiforme che lo portava ad agire in vari campi, sempre con eccellenti risultati. Ma la sua vocazione, senza dubbio, era quella di scrittore. Innumerevoli sono i suoi articoli apparsi nella rivista dei saveriani: Fede e Civiltà. Due bellissimi libri tratteggiano la figura del Fondatore dei saveriani: Padre di missionari e Un pastore e due greggi.

Nel 1942 scrisse il primo libro di problematiche missionarie, dal titolo Le vie della conquista. Tenne una serie di conversazioni alla Radio Vaticana sulla missione. Era appassionato anche per Teillard de Chardin. Cercava di scoprire nelle sue opere il messaggio missionari o particolarmente collegato al problema del1' evangelizzazione delle culture.

Aveva facilità di parola ed eleganza di stile. Queste doti gli consentivano di accogliere qualsiasi invito per tenere conferenze o esercizi spirituali, per scrivere articoli o saggi ... Era brillante nelle improvvisazioni, dove risaltava la perspicacia della sua intelligenza.

Piacevoli erano le sue battutine, come questa: "I saveriani stanno in piedi a forza di grandi sedute!". Dalla fine del 1969 al 1974, p. Vanzin fece un'esperienza missionaria in Congo, nella diocesi di Uvira. Ma poi, problemi di salute lo costrinsero a rientrare in Italia.

Nell'ottobre del '76, si recò in Giappone per predicare un corso di esercizi spirituali ai confratelli saveriani. Ecco alcuni stralci del suo ultimo discorso. Era il 15 ottobre, e si stava celebrando una Messa in suffragio per i saveriani defunti.

"Noi guardiamo a questi nostri confratelli sparsi in un mondo intero - dal Giappone all'America, all'Africa - come a dei semi che sono stati gettati nel solco. Semi che saranno certamente fecondi. Noi sappiamo che la nostra opera è certamente importante, il nostro lavoro, le nostre iniziative ...

Ma lo è soprattutto il nostro sacrificio. Sacrificio completo senza riserve ... Abbiamo davanti la speranza cristiana, la speranza della vita eterna; è solo questa la giustificazione, davanti agli uomini e davanti a Dio, del nostro sacrificio e della nostra dedizione.

Vorrei però che davanti al ricordo dei nostri confratelli trapassati, ci fosse da parte nostra un rinnovamento della nostra consacrazione. Siamo consacrati anche noi ad una causa ... Questo nostro sacrificio deve essere totale, integrale, senza riserve, senza mezze misure, concludendosi veramente con il sacrificio totale.

E' così che allora, il ricordo in suffragio dei nostri confratelli non può essere per noi soltanto un fatto di carattere umano, affettivo, ma anche un sussidio per la nostra vita cristiana e la nostra vita apostolica".

Rientrato a Roma, padre Callisto si mise al lavoro con lo stesso ritmo di sempre. La notte tra il 27 e 28 ottobre si sentì male; il mattino seguente fu ricoverato all'ospedale Salvator Mundi di Roma. Il suo cuore cedette di schianto subito dopo il mezzogiorno del 30 ottobre.

La sua operosa giornata si era conclusa ed egli si ritrovava davanti alla radiosa luce di Dio.



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