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Notizie di casa e dalle… missioni

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In questi mesi di isolamento forzato, rinchiusi come tutti voi nelle case, non ci siamo mai sentiti soli o abbandonati. La porta di casa era chiusa, ma il cuore raggiungeva ogni angolo della Sardegna e pensava agli incontri passati. Il telefono suonava spessissimo, soprattutto nei giorni in cui i giornali e la televisione hanno parlato dei nostri cari confratelli anziani di Parma. Tanti di questi nostri fratelli defunti sono stati conosciuti e amati da voi, avendo trascorso diversi anni in Sardegna.

Tutti i giorni celebravamo l’Eucarestia, da soli, alle 11.45. Il pensiero era per voi, per le persone vicine e lontane che ci lasciavano per sempre. Che tristezza e dolore queste morti isolate dall’amore dei familiari, ma confortate per fortuna dal sorriso di medici e infermieri! Anche noi abbiamo cercato di tenerci in contatto con il telefono o wathsapp e ci rincuoravamo a vicenda. Abbiamo avuto giorni difficili e pregato molto, soprattutto quando p. Salvatore Marongiu è stato ricoverato all’ospedale di Como, perché contagiato dal Coronavirus. Ora, grazie a Dio e alle vostre preghiere, è tornato a casa, in comunità a Tavernerio (CO). Pensate alla Provvidenza: il medico che lo ha seguito con attenzione era un ex apostolino di Macomer. Dio non abbandona mai i suoi figli che fanno il bene.

Il coronavirus ha fatto saltare tutti gli impegni programmati in casa e fuori casa: 40 ore, liturgie della Settimana Santa, la Pasqua, confessioni e conferenze. Siamo rimasti, poi, per quasi un mese, senza le nostre collaboratrici domestiche. Allora ci siamo dati da fare e unendo le nostre competenze e capacità ci siamo arrangiati: cucina, lavatrici, pulizia della casa… Alla fine ce la siamo cavata in modo soddisfacente. Abituati ad avere sempre in casa gruppi di preghiera, associazioni, gruppi parrocchiali o persone in cerca di ascolto e di indirizzo spirituale, la nostra casa e il parco che ci circonda ci sono sembrati vuoti, isolati e silenziosi.

Certamente, non avere impegni esterni di ministero apostolico ci ha fatto sentire un poco sbilanciati, mancanti di qualcosa… ma non ci ha tolto la ragione del nostro vivere insieme, come fraternità e come segno di missionarietà.  La nostra presenza si aprirà, appena possibile, con chiunque venga a cercare spazi o indicazioni per la propria vita. La mancanza del ministero ha ridotto un po’ le nostre risorse, ma la Provvidenza ci aiuterà. Ora vi aggiorniamo brevemente sulla situazione nel mondo saveriano.

Colombia. Ogni attività è sospesa e si spera in una parziale ripresa presto. Prudenza e cautela saranno sempre d’obbligo fino a quando non si riuscirà a sconfiggere questo male invisibile attraverso un vaccino, del quale se ne parla dal prossimo anno (fr. Alessandro Feruglio).

Messico. Stiamo bene e seguiamo le misure di isolamento necessarie che ci sono indicate dalla Conferenza Episcopale. Grazie ai mezzi digitali, siamo in contatto l’uno con l’altro. Anche a livello di regione facciamo i nostri incontri con questi mezzi. Servizi pastorali, scuole e seminari sono chiusi. Il presidente non vuole capire la gravità della Pandemia e affronta i problemi con un atteggiamento superficiale. Alcuni governatori e la maggior parte della popolazione stanno prendendo le misure necessarie (p. Jorge Rosales).

Camerum-Ciad. C’è una grave emergenza Covid-19. In Teologia e in Filosofia si sono riorganizzati l’orario e le attività comunitarie, considerando le necessarie precauzioni. Nella parrocchia Jesùs Bon Pasteur c’è l’adorazione continua e ogni 30 minuti un membro della comunità garantisce la presenza.

Thailandia. Sono state prolungate le norme restrittive per evitare contagi, compreso il totale lockdown dalle 22 alle 4.  Ogni giorno si registrano nuovi contagi. Nella nostra baraccopoli Khlong Toey le attività di formazione sono sospese e si distribuiscono mascherine, sapone e altre cose utili per i poveri… evitando il contatto con la gente (p. Alex Brai).

Filippine. Il governo ha esteso le misure straordinarie di quarantena e cerca di mitigare il disagio della popolazione con aiuti economici e materiali. Nuovi casi continuano ad apparire un po’ dappertutto.  Le attività delle parrocchie sono ridotte al minimo e sono di iniziative caritatevoli. Gli studenti saveriani continuano a studiare grazie a internet e le celebrazioni religiose sono trasmesse in streaming (p.  Emanuele Borelli).

Sierra Leone e Congo. È una benedizione che la diffusione del virus in Africa sia ritardata e più lenta che altrove. I governanti africani dovrebbero approfittare degli aiuti che la Banca Mondiale ha messo a loro disposizione. Imprenditori e commercianti andavano e venivano dalla Cina, per rifornire i mercati africani di merci e prodotti industriali per cui, un giorno più o meno lontano, scoppierà presto la pandemia.

Brasile e Amazzonia. I dati trovati nel giornale El Pais del 4 maggio 2020 sono spaventosi. Il presidente Bolsonaro, insieme a un buon gruppo di brasiliani, seguendo un’interpretazione fondamentalista della realtà, è arrivato a negare l’evidenza scientifica del Coronavirus. Come predica un gruppo di pastori evangelici, la corona viene da Satana e una preghiera del pastore sarà sufficiente per tenere lontano la pandemia perché il Brasile non può fermarsi a causa di una influenza. Così dicono.
A Manaus c’è stato un aumento di 750 morti rispetto all’anno scorso. Ora il rischio è che il contagio si diffonda in modo massiccio anche nella foresta e nelle riserve indiane dell’Amazzonia. Il timore è che proprio le popolazioni indios possano essere quelle che maggiormente pagheranno per la diffusione del virus, considerata l’assenza di adeguati dispositivi di protezione individuali e la carenza del sistema sanitario in quelle zone.

Ovunque ci sono situazioni di disagio, incertezza e sofferenza che ci accomunano a tante persone. Dopo aver fatto la nostra parte ci affidiamo a Dio, consapevoli che il nostro aiuto viene da Lui. Ci consolano le parole di Gesù: “Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete”.



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