Nella fragilità, il vangelo ci dona vita e speranza
Nella comunità saveriana di Vicenza, in questo periodo di quarantena, viviamo in una situazione particolare. La perdita dei nostri confratelli a Parma è stata come un terremoto, che distrugge un po’ tutto, che non si ferma e che sembra prendere forza con il passare del tempo. Tutti siamo preoccupati e abbiamo sofferto nel sentire quasi ogni giorno la notizia della morte di un confratello.
Alcuni di noi hanno vissuto lunghi periodi in missione con quelli che ora non ci sono più. È vero, sappiamo che siamo tutti in viaggio per ritornare al Padre, ma la notizia di 15, 16, 1… confratelli deceduti in pochi giorni ci ha sorpreso, ci ha trovato impreparati, ci ha ferito. Si sa che noi, come missionari, sperimentiamo in diversi paesi, in prima linea, l’infermità, la debolezza, l’instabilità, il dolore e la frustrazione. A volte, ci troviamo in mezzo a situazioni terribili di genocidio, epidemie, colpi di stato, atti terroristici… Ma non ci abituiamo mai. Ci sentiamo, ogni volta, a vivere con chi soffre con solidarietà e amore.
In questi giorni, seguiamo la situazione desolante del paese e della famiglia saveriana e ci domandiamo: “Che cosa possiamo fare?”. Vorremmo intervenire, partecipare, consolare, servire, essere presenti nelle famiglie, in ospedale. Invece, ci dispiace, il cancello d’entrata dell’istituto è chiuso. Siamo isolati per non essere anche noi, in maggioranza anziani e malati, posseduti dal famoso virus. Ammiriamo e preghiamo per coloro che lottano contro questo male invisibile e che con grande rischio servono i fratelli ammalati.
Nella nostra quarantena, il Vangelo ci offre speranza di vita in abbondanza e la comunità dei confratelli, nella quale viviamo, in questo tempo difficile, ci dona coraggio. Per questo, possiamo alzare la testa e guardare avanti.