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Fate presto!

Sudan: serve la pace. "Sarebbe una buona notizia se ci fosse la pace"; così mons. Mangoria, vescovo coadiutore di El Obeid, ha commentato la notizia che parla delle promesse di aiuti giunte dal Qatar, pensando soprattutto alle migliaia di civili messi in fuga dall'ennesima ondata di violenza. Ai quasi quattro milioni di dollari di impegni di aiuto annunciati, il vescovo dice di credere fino a un certo punto.

• Siria: morire o partire? I cristiani di Siria "devono scegliere tra morire o partire". Lo ha detto l'arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar. Milioni di civili, cristiani e musulmani, vivono in un Paese devastato dalla guerra (223 ospedali sono stati chiusi e i medici stanno fuggendo). Davanti a questo disastro, tutti pensano di andar via, anche se la fuga "è un altro modo di morire" più lentamente. "Alla chiesa tutti si rivolgono ogni giorno per chiedere protezione e aiuto nella ricerca di un visto per partire. C'è angoscia anche per l'indifferenza e il silenzio mondiale davanti al loro lungo calvario... Sono abbandonati, destinati alla morte senza poter fuggire, con i consolati chiusi da un anno e mezzo".

• Terra Santa: la situazione non cambia. Il patriarca emerito di Gerusalemme, Sabbah, dopo la visita del presidente Obama in Israele e Palestina, ha detto: "I grandi del mondo ci fanno visita, ma la nostra situazione non cambia; arrivano e ripartono e noi restiamo nella stessa situazione. Dal 1993 cristiani e musulmani dei territori palestinesi devono ottenere permessi militari per andare a pregare. Non si va direttamente da Dio; si deve passare prima dai militari, a chiedere il permesso di pregare".

• Venezuela: chiesa garante di pace. Dopo gli scontri post elettorali, sono intervenuti i vescovi del Venezuela. "Esortiamo i leader politici e sociali a non usare un linguaggio offensivo, denigratorio e infiammatorio, per evitare scontri e violenze. Come cristiani siamo tenuti a stare dalla parte dei più deboli, dobbiamo perdonare e lottare per fare prevalere l'unione sulla divisione, l'amore sull'odio, la pace sulla violenza". I vescovi si propongono come garanti per facilitare il dialogo politico.

Martiri in ogni senso

• Pakistan: assoluzione... in ritardo. Younis Masih, cristiano condannato a morte con false accuse di blasfemia, in carcere dal 2005, è stato assolto dopo il processo d'appello. Uno degli avvocati ha dichiarato: "Siamo grati a Dio perché, dopo tanti anni, la giustizia ha trionfato; siamo fiduciosi possa accadere anche per Asia Bibi". Younis Masih era stato arrestato a Lahore nel 2005. Allora aveva 27 anni.

• India: ucciso sacerdote. Il 1° aprile è stato ucciso padre Thomas Kochupuryil, 65 anni, rettore del Seminario maggiore di Bangalore. "Era un sacerdote molto pio, pacato e umano, uno studioso di alto livello, animato da arguzia, saggezza e sincerità. Aveva uno spirito indomito di lavoro, studio, preghiera e servizio", ha detto l'arcivescovo Moras. Padre Thomas è stato malmenato fino a morire nei locali del seminario. Le ragioni dell'omicidio restano ignote.

• Malala torna a scuola. Zainetto rosa in spalla, Malala Yousafzai, è tornata a scuola. La 15enne pakistana era stata aggredita in ottobre per il suo attivismo a favore dell'istruzione per le ragazze nel suo Paese. Ha trascorso il primo giorno nella sua nuova scuola nel Regno Unito, a Birmingham, dove si è trasferita con la famiglia. "È il giorno più importante della mia vita... Tornare a scuola mi rende felice, è ciò che ho sognato e credo che tutti i ragazzi dovrebbero poter andare a scuola, è un loro diritto", ha detto Malala, sopravvissuta a due difficili operazioni al cranio.

Una storia speciale

• Evelyn Billings: dottoressa delle donne. Una laurea, un metodo e un marito; ma anche nove figli, trentanove nipoti, trentuno pronipoti e 95 anni. Sono i numeri della dottoressa Evelyn Billings Livingston, morta lo scorso 16 febbraio in Australia. Con il marito John (scomparso nel 2007), ha lasciato in eredità il famoso metodo naturale di regolazione della fertilità, chiamato Bom (Billings Ovulation Method), basato sull'ascolto e sull'osservazione del corpo femminile. Dopo le prime timide ricerche effettuate a Melbourne, donne, coppie, studenti e medici di tutto il mondo hanno aperto le porte ai due medici.

La dottoressa Evelyn ha speso tutta la sua vita in difesa della persona, anche quando il suo metodo naturale era trattato con scetticismo o addirittura ironia, fortemente inviso alle case farmaceutiche, perché gratuito, e spesso non riconosciuto dalle femministe.



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