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La festa è davvero riuscita!

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Una bella giornata ha decretato il successo dell’iniziativa “Missione in festa”, a Rimini domenica 25 ottobre. La gioia di ritrovarsi, salutarsi, abbracciarsi e scambiarsi notizie ed emozioni, sentendosi tutti uniti, è stato il primo ingrediente della festa.

Da Rimini, Reggio Emilia, Modena, Faenza, Bologna, Piacenza e dagli altri centri missionari della regione sono venute circa 400 persone, per lo più giovani…

Ogni cultura è un mondo

La tavola rotonda del mattino è stata molto interessante. I quattro testimoni, venuti da diversi mondi, ci hanno entusiasmato, mettendoci dentro la forza della missione.

Padre Alejandro Moreno, salesiano e missionario in Venezuela da più di cinquant’anni (ne ha 81!), ha affrontato il tema generale della giornata - “Uscire, incontrarsi, abitare il mondo” -, partendo dalla sua esperienza nelle periferie di Caracas.

Ha sostenuto che non esistono né “centri” né “periferie”. Occorre abbandonare l’idea e gli atteggiamenti di un Occidente centro del mondo e degli altri continenti come periferie.

Ogni cultura è un mondo a sé. La cultura, infatti, non è esterna alla persona, un abito o una vernice, ma è la sua vita, il suo essere.

Ha portato un esempio illuminante, ricavato da una ricerca dell’università di Caracas. Nella tradizione cristiana è normale dare a Dio il nome di Padre. Ma nelle periferie di Caracas ‘padre’ è spesso colui che non c’è, che abbandona e tradisce. Come parlare di Dio Padre in questo contesto culturale?

Il dialogo non è un minestrone!

È stata poi la volta di fra’ Ignazio De Francesco, monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata (dossettiano). Per anni è stato in Giordania a studiare teologia islamica nell’università di Amman. Ora in Italia svolge una missione nel carcere di Bologna, dove incontra i detenuti musulmani. Nel suo intervento ha sviluppato il tema del dialogo interreligioso.

Con una serie divertente di gesti e immagini, il frate ha mostrato che il dialogo interreligioso non è un “minestrone” dove tutte le verdure si riducono a un “passato liquido”. È invece come un mosaico, dove ogni tessera conserva il suo colore, la sua forma, la sua funzione e contribuisce con tutte le altre a comporre un disegno, da affidare a Dio.

Ecologia in Brasile e natura in Africa

La parola è poi stata data a Maria Soave Buscemi, da vent’anni missionaria fidei donum in Brasile, studiosa di lettura popolare e “al femminile” della bibbia. Ci ha aperto gli orizzonti di un’ecologia integrale, che abbraccia le persone e le cose. L’ecologia non è solo una pratica, ma una spiritualità, che comporta per ogni cosa l’amore e la cura con cui Dio la crea e la unisce a sé.

Infine, Filomeno Lopes, della Guinea Bissau, giornalista di radio Vaticana, ha fatto muovere tutti e cantare in coro, come si usa in Africa, che è il continente della vita: la vita è un “noi”, e comprende le persone, la natura e Dio. Ha richiamato il proverbio della Guinea Bissau:

“Io sono tutte le cose e tutte le cose sono me”.

La Messa e il nastro

Il pranzo, molto sobrio, è stato consumato insieme, allegramente. Nel cortile erano allestiti tanti banchetti in cui diversi organismi missionari evidenziavano i loro messaggi, vendevano le loro pubblicazioni o mostravano oggetti di artigianato.

Tre grandi mostre hanno raccontato il “martirio della carità” attraverso situazioni e personaggi diversi: la missione di Rimini in Albania, la vita di don Oreste Benzi e quella di don Daniele Badiali, la cui causa di beatificazione sembra procedere spedita.

Alle 16, in cattedrale, mons. Francesco Lambiasi ha presieduto la Messa conclusiva della giornata. Al termine, è stato distribuito a tutti un “ricordo”: un piccolo nastro, come si usa nei santuari dell’America latina, con la frase programmatica, “Uscire, incontrarsi, abitare il mondo”.

È quello che dovremo fare ogni giorno…



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