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La chiesa di Indonesia e i suoi frutti

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Siberut, isole Mentawai, Indonesia: ordinazione sacerdotale del primo mentawaiano. Raccontata da P. Nando che lo battezzò 27 anni fa

Avevo lasciato le Mentawai nel 1975, rientrato in Italia per curare una pericolosa infezione agli occhi. Da allora non son più potuto tornare in Indonesia. L'ordinazione sacerdotale del primo figlio delle Mentawai, p.Matteo Tateburuk, ha spinto i confratelli di là ad invitarmi perché partecipassi alla festa. Una gioia immensa: tornare nel campo che per tanti anni mi ha visto al lavoro.

Ricordo ancora con emozione le parole che il catechista di allora mi disse quando battezzai i suoi bambini: "Padre Nando, io prego il Signore ogni giorno perché scelga uno dei miei figli per essere sacerdote". Padre Matteo è uno di quei piccoli. Sceso dall'aereo a Padang, dopo 23 anni, quasi non riconoscevo la città: vie, palazzi, giardini, tutto un mondo nuovo per me. Mi ha commosso l'abbraccio dei confratelli, delle suore, di tanti amici e del vescovo mons. Martinus Situmorang, nativo di Sumatra.

Davvero la Chiesa ha fatto molta strada in Indonesia in questi ultimi anni! Giustamente la cerimonia dell'ordinazione  sacerdotale era stata fissata, per la sua celebrazione, non nella cattedrale di Padang, a Sumatra, bensì a Siberut, una delle isole Mentawai, dove p. Matteo è nato. Due giorni prima, la notte del venerdi, con una nave noleggiata apposta, lasciammo il porto di Padang diretfi a Siberut. Eravamo circa 250 persone: vescovo, missionari, suore, e tanti fedeli convenuti dalle varie parrocchie della diocesi. Che differenza questo viaggio, rispetto a quelli che facevamo 30 anni fa, sfidando l'oceano con piccoli gusci!

Il mare è calmo, il cielo stellato. Arriviamo in vista dell'isola di Suberut alle sette del mattino. La nave per la bassa marea, non può avvicinarsi alla riva. Sopraggiungono sette barconi, per prelevare i passeggeri e portarli alla residenza di Muara Siberut. C'è già tanta gente ad attenderci. Al mio sguardo, in un primo momento, mi sembra che tutto sia come 23 anni fa: ma già le strade, le case, non più capanne, la gente vestita bene e tanti giovani, mi rallegrano il cuore.

Tanti mentawaiani mi si avvicinano; molti di loro erano ragazzi delle elementari, e mi chiedono se li riconosco. lo rispondo che li ricordo: per gli occhi questo forse non è vero, ma lo è per il cuore con cui li ho sempre pensati durante la lunga assenza.Attorno alla missione c’è un gran via vai per portare a termine i preparativi per il cordiale intrattenimento con le danze e discorsi per la serata di sabato.

Finalmente sorge l’alba della domenica, giorno dell’Ordinazione. La liturgia della cerimonia è stata pensata e utilizzata inculturandola con dei gesti e coreografie più consoni alla vita mentawaiana. Per questa inculturazione ci aveva pensato p. Tonino Caissutti (inspiegabilmente chiamato dal Signore a meno d’un mese dal grande giorno).

La cerimonia si è voluta fare all’aperto per la tanta gente, nella piazza della scuola, di fronte alla chiesa. A ridosso distano degli edifici scolastici, in legno, con la tipica casa della comunità, dove si eseguono le cerimonie tradizionali. La casa è fatta tutta in legno robusto, con il pavimento di tavole, sopraelevato tipo palafitte. Il tetto è ricoperto da larghe composizioni di foglie della pianta del "sago" legate tra loro con liane finissime.

Il tutto, addobbato con fiori vari e foglie dai colori sgargianti, crea un ambiente veramente festoso. Pure le persone che partecipano, le ragazze e i ragazzi addetti alle danze rituali, vestono colori sgargianti, fiori e collane. Matteo, l'ordinando, è vestito d'un camice bianco, con collane e fiori in testa e al collo. Porta i segni e gli oggetti di figlio maggiore: la lancia, lo scudo e un grembiule col disegno della tribù cui appartiene.

Pure i genitori che lo accompagnano sono coperti di fiori. Si inizia alle 9 con un corteo preceduto dalle ragazze e dai ragazzi che danzano; seguiti dai sacerdoti, in maggioranza indonesiani, da Matteo, con i genitori ai lati e il vescovo. Dalla chiesa si va nella piazza antistante. Un coro di 100 giovani esegue i canti in dialogo con la folla.

Quando Matteo si presenta al vescovo per chiedere di essere ordinato sacerdote, fa un gesto significativo: per manifestare che egli sceglie di servire la comunità cristiana, rinuncia alla sua primogenitura, restituendo ai genitori gli oggetti che egli avrebbe ereditato, a favore del fratello minore. Gesto accompagnato da parole appropriate. La liturgia, i canti, le danze all'offertorio, tutto parla in mentawaiano.

Si percepisce anche visibilmente la partecipazione di tutti. Finita la Messa, il nuovo sacerdote impartisce la prima benedizione, ai genitori e familiari, al vescovo e a tutti i partecipanti. La cerimonia termina con un grande applauso e un canto di gioia.

Poi tutti ci si sposta nei locali allestiti per un pranzo alla mentawaiana a base di riso, galline, maialetti e uova, procurati dalla popolazione e condiviso con chi è venuto da lontano.

Alla sera un nuovo intrattenimento, sempre all'aperto, con danze, canti e discorsi a non finire, sotto un cielo limpido e una luna splendente su quest'isola di Siberut, una delle 13 mila dei mari del Sud.

p. Nando Mencarelli


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