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L'icona della missione: Le parabole del regno dei cieli

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Il vangelo di Matteo ha una predilezione per le parabole: immagini prese dalla vita quotidiana per trasmettere un messaggio sapienziale, che trascende la realtà. Sono come un pacco sorpresa che ci mette davanti all'imprevisto della vita. Gesù spesso narra storie, fa paragoni, usa immagini, a partire dalla vita semplice del popolo per aprire un dialogo con la folla che lo segue.

La realtà narrata da Gesù obbliga a fare un salto, ad andare oltre, dentro l'insegnamento.

Matteo ci propone 23 parabole, di cui 9 sono solo sue, e 11 cominciano con "il regno dei cieli...". Perchè concentrare tante parabole nel capitolo 13? Perché parlare tanto di "regno dei cieli"? Lo chiediamo all'evangelista.

La spiaggia e la casa. La nostra comunità aveva una forte tradizione giudaica. Per rispetto a coloro che non osavano pronunciare il nome di Dio, abbiamo sostituito "regno di Dio", con "regno dei cieli". Questo non vuol dire stratosfera, perché il regno deve avvenire nella storia. Il regno, infatti, è il cuore della Buona Notizia.

Ci abbiamo riflettuto molto e abbiamo scelto l'ambiente e i destinatari della predicazione del Maestro. Il capitolo 13, infatti, comincia in riva al mare alla presenza della folla. Dalla spiaggia ci spostiamo poi in una casa, dove sono presenti solo i discepoli e le discepole.

Sulla spiaggia sono narrate le parabole dei terreni, del buon seme e della zizzania, del granello di senapa e del lievito. In casa - che è la comunità -, Gesù spiega la parabola del buon seme e della zizzania e narra le parabole del tesoro, della perla e della pesca.

Le parabole nascono dalla vita del popolo: agricoltori, proprietari di campo, servi, casalinghe, pescatori, commercianti. Inizialmente Gesù rivolge il suo discorso a tutte le categorie di persone presenti, parlando di quello che già conoscono, della loro vita semplice; e così giunge al cuore.

Dalla moltitudine sorgono i discepoli e le discepole: sono il terreno buono dove il seme ha fruttificato. Il campo è il luogo dove è seminato il buon seme e la zizzania; crescono insieme ed è necessario lasciar crescere prima di separare.

C'è un filo che percorre tutto il capitolo: il piccolo, a cui non si dà valore. A quei tempi la donna non aveva valore; nelle gerarchia dei beni veniva dopo gli animali. Ma Gesù afferma che il Regno dei cieli è come una donna che fa il pane: un gesto banale, quotidiano. Gesù affida il Regno ai piccoli.

Ma, c'è un'altra sorpresa: anche il Regno dei cieli è una cosa piccola; è come un granello di senapa, il più piccolo fra i semi. Il Regno è una realtà così piccola, che si corre il rischio di non darle valore; ma ha una forza che lo fa crescere e divenire un albero le cui foglie curano, le cui bacche danno sapore ai cibi, i cui rami accolgono gli uccelli e danno ombra ai viandanti.

I discepoli e le discepole che hanno ascoltato le parabole sulla spiaggia s'incontrano poi in casa. Vogliono capire la parabola del buon seme e della zizzania: il campo è la storia, è la vita - dice loro Gesù; il buon seme è il Regno; la zizzania è l'anti-regno. Si somigliano, possono confondersi. È necessario lasciar crescere, vedere i frutti, discernere, per poi separare.

La parabola della pesca rafforza questo messaggio. Chi vuole servire il Regno può illudersi, credendo che sia solo un affare spirituale. Invece, il campo e la pesca sono immagini di vita, che cammina verso il Regno definitivo, costruito nella storia. E il discepolo che comprende il mistero del Regno vende tutto per comprarlo, come chi incontra una perla preziosa, un tesoro.

La parabola del lievito sta al centro e sembra essere la più importante. Un pizzico fa lievitare tutta la farina e diventa pane saporoso. Sono i piccoli che si lasciano guidare dalla giustizia, lievitano la storia e la conducono al Regno. I piccoli, ai quali Gesù affida il Regno, devono vivere nel mondo insieme alla zizzania. È necessario essere dentro la pasta perché il Regno si realizzi. È un messaggio che si ripete tre volte, per dire che è la chiave di lettura di tutto il capitolo.

I discepoli e le discepole in casa sono la comunità, che deve stare nel mondo, nella storia: non possono isolarsi, ma devono essere lievito che trasforma la storia in buon pane. Devono essere come uno scriba o un padre di famiglia, che dal suo tesoro estrae cose nuove e cose antiche.

Per continuare a riflettere

Ti invito a fare un esercizio: scegli una categoria di persone di cui conosci la vita e crea una parabola che sia un messaggio, una buona notizia per loro: "Il regno dei cieli è come...



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