Incontrarsi, ritrovarsi e ripensarsi
La domenica delle Palme, attraverso una delle piattaforme che in questo periodo abbiamo iniziato a conoscere, noi amici del Laicato Saveriano italiano ci siamo incontrati. Eravamo in tanti, perfino di più di quelli che partecipano alla convivenza estiva. Certo non era la stessa cosa, sia per il tempo trascorso insieme (comunque più di un’ora), sia perché il “contatto” era diverso e perfino troppo comunitario (mancavano quei momenti informali “a tu per tu“ che spesso fanno crescere i gruppi). Ciò nonostante l’attesa e l’emozione è stata forte.
Alcuni di noi non si erano mai incontrati ed è stata per tutti una bella sorpresa. Dalla Sardegna c’erano Vincenzo ed Anna con i bambini piccoli. C’era Graziella Colombo, presente nel primo gruppo del 1990 che aveva iniziato l’esperienza del Laicato Saveriano e che, successivamente, è partita per il Brasile, contribuendo alla nascita del Laicato in quella terra. Dai gruppi di Salerno, Desio, Parma e Ancona si sono collegati famiglie e singoli.
L’incontro è iniziato con una preghiera che ha ricordato tutti i defunti e in particolare i tanti saveriani che sono morti in questi giorni. Il primo a parlare è stato p. Rosario Giannattasio, superiore d’Italia, ma anche amico, che ha contribuito fin dalla nascita a promuovere il Laicato Saveriano. P. Rosario si è trovato a gestire il dramma degli anziani e dei malati della casa di Parma. Con la regia di Antonio Bonifacio hanno parlato tutti: prima le famiglie, poi i singoli.
È emersa l’esperienza personale (e di gruppo) in questo periodo. Sicuramente un’esperienza nuova, segnata da difficoltà ma anche da opportunità. Alcuni non si sono sentiti di continuare il volontariato a cui partecipavano (non senza qualche senso di colpa); altri, invece, hanno continuato in nuove forme, altri ancora hanno trovato nuovi impegni.
Insomma erano rappresentante tante realtà differenti: chi ha continuato a lavorare (anche i medici e infermieri in “prima linea”), chi è rimasto solo a casa, chi ha affrontato lo stare insieme in famiglia ma “chiusi in casa”, insomma le realtà che tutti gli italiani stanno sperimentando.
Come gli altri, viviamo le differenze regionali. Al nord un po’ tutti hanno amici o vicini colpiti dal virus, anche l’esperienza delle morti è stata più sentita. Al sud la tensione era per le interruzioni delle attività e l’attesa del “picco”. Sarebbe bello che ciascuno raccontasse il proprio vissuto.