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Il ricordo di un caro amico: Don Sosio

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Si va in vacanze a Gallivaggio! Dove fosse appollaiato questo paese a 800 metri di altitudine nella valle Spluga, nessuno di noi lo sapeva. Eppure c'era un santuario della Madonna, meta di pellegrini di tutte le valli vicine e anche del Comasco.

La struttura che avrebbe ospitato i nostri studenti era la casa del pellegrino. Vi si accedeva dal piazzale del santuario, lasciando a destra il campanile e l'abitazione del parroco don Alberto Sosio. La casa, grezza nei suoi muri esterni, era felicemente adattabile alla comunità degli studenti.

La Madonna della Misericordia

Il santuario dedicato alla "Madonna della Misericordia", dichiarata patrona della Val Chiavenna durante il Giubileo del 2000, si trova nel comune di San Giacomo Filippo, lungo la statale 36 dello Spluga, a pochi chilometri da Chiavenna. Il santuario, costruito tra il 1598 e il 1603 con forme nitide ed eleganti, biancheggia tra pareti rocciose sul luogo dove due ragazze annunciarono di aver visto la Madonna, il 10 ottobre 1492. Un'opera unica in quelle valli alpine è l'organo in legno intagliato, donato dai valligiani emigrati a Palermo: un'emigrazione dal nord al sud è davvero una cosa infrequente!

Questo santuario è stato per molti anni il luogo di preghiera, meditazione e riposo della comunità saveriana di Tavernerio. Responsabile della parrocchia era don Alberto Sosio. Ci attendeva con la sigaretta in bocca, con un'aria serena e simpatica e poche parole. Con noi trascorreva le sue vacanze don Vitt, come si faceva chiamare pur essendo "monsignore". Don Alberto alimentò una vera e leale amicizia con lui, tanto da affidargli la cura del santuario nei mesi estivi, con la nostra collaborazione.

Quelle giornate in allegria

La casa di don Alberto divenne la nostra. Ci si riuniva a cantare, rallegrati dalla fisarmonica da me suonata. Nelle solennità eravamo suoi ospiti: gustavamo la famosa polenta "taragna" e il profumo dei porcini che sua cugina Ines ci preparava. Spesso condivideva la nostra allegria il Regiur, papà di don Alberto, che spandeva quiete e cordialità.

Mons. Vittorio fece costruire la fontana che ancora oggi offre l'acqua fresca per il ristoro di pellegrini e villeggianti. Gli studenti saveriani nelle feste patronali dei paesi vicini erano invitati a solennizzare la liturgia eseguendo la Messa a tre voci pari del Perosi o del Vittadini. Nei teatri degli oratori intonavano i canti della montagna eseguiti a quattro voci e rappresentavano con successo alcune operette tra le quali l'intramontabile "Gara in montagna".

Belle pagine di vita

I rapporti di amicizia con don Alberto rimasero sempre forti. La comunità di Tavernerio ha garantito sempre l'aiuto richiesto per la predicazione e le confessioni, quando egli fu parroco a Lierna, offrendo una giornata missionaria per il nostro istituto. Lo incontravo in questa parrocchia quando tornavo dall'Indonesia e dal Brasile. Aveva una ricca biblioteca ed era un assiduo lettore, appassionato di storia della chiesa.

Lasciò due opere importanti: un ospizio parrocchiale per anziani e un oratorio moderno. Si ricordò anche dei suoi amici missionari. Gratitudine e affetto accompagnano ancora oggi la memoria di questo caro amico sacerdote.

 Un giorno passando per Semogo, paese natale di don Alberto, ho incontrato sua sorella Rosina con il marito Igino. Ho sfogliato i loro album di fotografie, che hanno risvegliato in me il desiderio di rivivere pagine stupende di vita, legate alla stima e all'affetto di amici veri. Grazie don Alberto, e ricordaci dal cielo alla tua e nostra "Madre della Misericordia".

Grazie a tutti i sacerdoti

Con don Alberto, desidero ricordare anche altri amici sacerdoti: il defunto don Luciano di Bette e mons. Siro, ancora sulla breccia a Chiavenna. Ma la nostra preghiera vuole accompagnare tutti quei sacerdoti che ci hanno sostenuto e ci sostengono nella nostra vita di missionari. Li ringraziamo e siamo certi che, nello spirito ecclesiale, non verrà mai meno l'amicizia e la collaborazione reciproca.



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