1919: approdo dei Saveriani a Vicenza
Non è il crollo del muro di Berlino, è soltanto una svolta. Lo zoo di fr. Mariano con le tribù di anatre, oche, cigni, pavoni, gallinacei e conigli, sono in allarme: sovrasta una minaccia mortale. Il prato, il canale e le sponde sono ridotti ad un paesaggio di scompiglio lunare; senz'acqua, sono defunti i pesci. Mostri di ferro hanno invaso ogni spazio: ruspe, pale meccaniche, pompe idrauliche, betoniere, benne, sovrastate da una gru gigante, azzannano il terreno con un ritmo frenetico, assordante.
Hanno spalancato una voragine, un lago di cemento; hanno eretto fugaci montagne di argilla. Sorge la nuova dimora, a due piani, con interrato e chiostro, per i reduci dai lontani campi di missione, avanti negli anni e ancora non domi. Il corpo centrale della vecchia villa Tacchi-Berto lini, con le due ali già rifatte, cappella e annessi- venuti meno gi aspiranti missionari e non più atta ai nuovi intenti di apostolato missionario dei Saveriani in terra vicentina - verrà ceduto a terzi.
Salviamo l'ex fabbricato scolastico, con le aule e il salone, per incontri, celebrazioni, accoglienze di gruppi e ospiti.
Un tocco romantico sarà riservato alla torretta settecentesca sulla collinetta, attorniata dall'acqua, sul retro: minuscola isola alberata, per i sogni. Un vialetto comunicherà con la vetusta chiesetta che si affaccia su Viale Trento, gelosa custode delle spoglie del servo di Dio p. Pietro Uccelli, sempre aperta all'affluire dei devoti e splendida nella nuova veste.
I Saveriani rimarranno ancora qui ancorati, e non solo gli anziani, ma rimarrà spazio anche per un giovanile fermento a suscitare avventurieri per il Regno.