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Ogni tanto viene fuori la realtà dello spreco enorme di cibo che noi “benestanti” produciamo e del dramma degli “affamati” nel mondo povero. È giusto pensarci ancora, proprio mentre è in corso a Milano l’Expo con il bel tema, “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.

Non sarà l’Expo di Milano - dispendiosa e sfarzosa - ad affrontare e a portare soluzioni concrete al problema della fame e allo scandalo dello spreco. Anche se un progetto alternativo e migliore era già stato pensato e messo da parte. I visitatori si dividono in due folle: a chi piace, a chi no, con altrettante ragioni più o meno valide. Pochissimi, all’uscita, hanno fatto un pensierino a… nutrire il pianeta. Tutti hanno commenti sul cibo con cui si sono nutriti e al caro prezzo.

Perfino “La carta di Milano”, il documento sul diritto al cibo e all’acqua, a cui hanno lavorato oltre 500 esperti di fama internazionale, non contiene alcun riferimento esplicito alla speculazione finanziaria sul cibo e all’accaparramento delle terre. Le potenti lobby sono riuscite a vincere ancora!

Una beffa? Tale è ritenuta dallo scrittore argentino Martín Caparrós: “Sembra una beffa crudele che si possa utilizzare una gigantesca fiera del business per discutere della tragedia di un miliardo di esseri umani, di cui sono responsabili i maggiori paesi presenti all’Expo. È un controsenso!” (cf. “La Fame”, Einaudi 2015).

Un altro argentino, papa Francesco, facendosi “portavoce dei poveri”, ha lo stesso sentimento: “Anche la Expo fa parte del «paradosso dell’abbondanza», se obbedisce alla cultura dello spreco, dello scarto, e non contribuisce a un modello di sviluppo equo e sostenibile” (Messaggio di apertura).

Perciò il papa lancia un appello e un monito: “Il tema così importante e essenziale sia accompagnato dalla coscienza dei «volti» di milioni di persone che oggi hanno fame, che si ammalano e perfino muoiono per un’alimentazione carente o nociva”.

Sono tre i grandi abusilo sfruttamento, la rapina, lo spreco. Vari paesi impoveriti sono ricchi di giacimenti minerari che, con la compiacenza di governi corrotti, vanno in mano a corporazioni straniere che li sfruttano senza lasciare alcun vantaggio alla popolazione locale. Su questo abuso è in corso la campagna per la “tracciabilità” dei minerali.

Altre multinazionali, sempre con la corruzione, si appropriano delle terre fertili, specialmente in Africa e America latina, rapinandole ai legittimi proprietari, costretti a emigrare o a lavorare per pochi centesimi su colture utili ai nuovi padroni. Contro questo abuso è attivo il movimento di riconquista del diritto alla proprietà.

Lo spreco alimentare, invece, è un abuso più diffuso e appartiene a tutti noi, più o meno “benestanti”.

Non sto a riportare le cifre in milioni di tonnellate di cibo sprecato o in miliardi di euro in valore finanziario. Possiamo riferirci direttamente alla nostra stessa esperienza quotidiana, personale e in famiglia.

E dipende da noi - per tornare a papa Francesco - “cambiare mentalità, per smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto sulla vita di chi - vicino o lontano - soffre la fame…

La vera «energia per la vita» è l’amore: amore per condividere il nostro pane quotidiano”.



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