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Stiamo vivendo il 2014. Cento anni sono passati dall’inizio di quella che fu chiamata “la grande guerra”, la prima guerra mondiale; e ne sono passati settanta dalla fine della seconda. Un tempo sufficientemente lungo per ammettere che - finalmente - abbiamo imparato qualcosa dagli errori passati, per non commetterne più in avvenire, in nessuna parte del mondo e in nessun modo…

Oppure oggi con vergogna dobbiamo ammettere di non aver imparato proprio niente dagli errori nostri e altrui; abbiamo presto dimenticato gli insegnamenti della storia, per consentire alla storia di ripetersi, con tutti i suoi errori e orrori, sia pure in altre forme e in luoghi diversi, con mezzi che camuffiamo come “sofisticati, tecnologici, intelligenti”.

Se è vero che non c’è più stata una “guerra mondiale”, è purtroppo vero che oggi “il mondo è in guerra”: da decenni i focolai della guerra e della violenza - focolai tutti dolosi! - hanno contagiato il mondo intero, coinvolgendo - più o meno palesemente - con i paesi in conflitto anche le nazioni che i conflitti continuano a rinfocolare e coprire sotto interessi strategici, vendita di sistemi d’arma, occupazione indebita di risorse.

L’umanità sembrava aver capito la lezione con la fondazione delle Nazioni unite (Onu) e i suoi numerosi dipartimenti e agenzie, con i suoi trattati e convenzioni internazionali. Pur con le sue limitazioni e nonostante il potere di “veto” assicurato ai più potenti della terra, i popoli avevano acquisito un organismo di riferimento che aveva la capacità di valutare, richiamare, intervenire, rimediare… Era stato creato appositamente come baluardo della pace e dei diritti umani universali.

Anche le costosissime “missioni di pace” dell’Onu e degli altri organismi continentali troppo spesso si limitano ormai a “osservare” i misfatti delle varie bande armate, dandovi un implicito consenso (“chi tace…). Nel recente pellegrinaggio alla terra del Kivu (rd Congo), martirizzata da oltre un decennio, la società civile ha ripetutamente denunciato l’inutilità umanitaria delle missioni di pace. Un vescovo ci ha mostrato una mappa della diocesi, con 39 sedi della missione Onu e 39 moschee erette, quasi che lo scopo della “missione” in Congo fosse soprattutto …religioso.

Dov’è finito il grande sogno?

Denunciare l’inutilità dell’Onu e delle varie agenzie internazionali e dichiararne la morte, è cosa troppo facile e ingenua, soprattutto perché se non ci fosse, dovremmo crearla! Come per tantissime altre realtà, occorre solo farla funzionare. Occorre solo la volontà politica e istituzionale per esigerne il funzionamento, magari adeguandone le strutture e le funzioni al momento geopolitico attuale e in vista del futuro da migliorare.

Qui ognuno può dare il proprio contributo, impegnandoci con una migliore informazione, un’assidua sorveglianza e denuncia, esigendo serietà e scadenze da coloro che rappresentano le nazioni della terra, non per la poltrona e lo stipendio, ma per il benessere universale. Ne vale la pena, per vivere finalmente il “mondo in pace”.



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