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Le attività del mese di luglio nelle diverse comunità saveriane in Italia sono esperienze attese con ardore e gioia da parte degli studenti saveriani. Si tratta, infatti, di occasioni propizie per entrare in contatto con la gente di diverse zone del Paese e per partecipare ai campi missionari…

Quest’anno, causa coronavirus, la modalità dell’esperienza è molto cambiata, anche se è stata arricchente per tutti. Gael e Yudhis sono stati nella casa generalizia a Roma, per un lavoro d’ufficio e di scansione dei libri. “Lavorare negli archivi e fare la scansione di alcuni libri e riviste della congregazione ci ha permesso di scoprire quanto ci siamo impegnati ad annunciare il Vangelo nel mondo, in Italia, usando tutti i mezzi necessari a nostra disposizione”.

Jean Marie e Azist sono stati a Vicenza e ci raccontano: “È stato un dono fare comunità con i saveriani anziani che hanno vissuto tanti anni in missione, Brasile, Messico, Congo, Burundi, Camerun, Sierra leone… Ascoltare le loro esperienze era molto edificante, soprattutto incoraggiante per noi…”.
Ardin e Francis hanno fatto servizio nel centro Caritas ad Ancona. Sono rimasti particolarmente colpiti dall’incontro con tanti giovani volontari e questo li ha portati a chiedersi: “Cosa significa la carità? Che cosa vuol dire essere credente in Dio o missionario o cristiano in una realtà tanto complessa come quella di oggi? E noi saveriani come ci rapportiamo con questa realtà? Questa esperienza ci ha fatto riflettere sul nostro carisma missionario. “Come saveriani, non siamo nati per aiutare a conservare la fede dei cristiani, ma per annunciare il kerygma (messaggio) a tutte le persone che finora non hanno avuto la possibilità di ascoltarlo, e dunque nel fondo dei loro cuori l’aspettano” (Lettera della D.G.).

Johnny, Pio e Gustave sono stati nella comunità saveriana di Buttrio. “La nostra presenza era un motivo di gioia per la comunità parrocchiale, la cui affabile accoglienza ci ha affascinato e accompagnato lungo la nostra esperienza. Essendo in contatto con i giovani, abbiamo imparato parecchio da loro, soprattutto, e in qualche modo, come conoscere la realtà ecclesiale e cristiana, tenendo in considerazione le loro dinamiche, a volte sconosciute in ambito scolastico”.

Infine, Jena Bertin e Leri sono stati a Desio e ci raccontano che “l’accoglienza e l’ospitalità da parte dei membri della comunità ci ha fatto subito sentire a casa. Abbiamo incontrato alcuni giovani legati alla nostra casa e con loro abbiamo fatto un’esperienza di crescita umana e cristiana, dedicando il nostro tempo a verniciare i cancelli e condividendo le diverse esperienze di vita”.



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