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Sul finire dell’estate ne abbiamo viste di tutti i colori e sentite in tuti i toni. Parole da non ripetere, gesti da non raccogliere, per semplice senso di pudore. Ma devo richiamare alcune immagini che ci hanno turbato, perché il rapido susseguirsi di eventi e fotogrammi - forse - hanno già svuotato il cestino della nostra breve memoria.

Ci hanno turbato. Il meraviglioso sito archeologico di Palmira ridotto in frantumi, e prima ancora il suo geloso custode Khaled Asaad -“martire dell’archeologia!”- decapitato e appeso a una colonna per non aver svelato il nascondiglio dei reperti antichi.

I barconi del Mediterraneo stracarichi di persone accalcate come animali destinati alla discarica, salvate dalle navi che ne hanno raccolto l’SOS. E gli innumerevoli corpi di morti asfissiati e annegati, persone senza volto né nome, per sempre.

Il corpicino del piccolo Alan Kurdi arenato sulla spiaggia di Bodrum, mentre il papà tentava di portare i figli e la sposa verso Kos, l’isola greca della speranza. E il gendarme turco che lo prende in braccio e trasporta, con trepidante emozione: “Ho raccolto Alan come fosse un figlio, poi ho solo pianto!”.

Quei campi, quelle piazze, quelle stazioni gremite da folle di bambini, genitori e nonni; la grande marcia dell’esodo lungo i binari ferroviari e sulle strade e in mezzo ai campi di mais: profughi in cammino verso l’ignoto di una nazione più accogliente, sgambettati da una scostumata giornalista tv.

Quel filo spinato appuntito e tagliente (di produzione spagnola!), per elevare barriere lunghe chilometri di confini fittizi; e i gendarmi armati e schermati, costretti alla meraviglia davanti alla bimba che avanza gattoni verso di loro, inconsapevole innocente…

E anche la grande solidarietà. L’enorme e costoso impegno dell’Europa e dell’Italia per raccogliere e portare a terra i migranti dai paesi d’Africa e del Medio Oriente, da identificare e spartire, come fette di una torta. La grande mossa della cancelliera per accogliere in terra tedesca mezzo milione di siriani, e gli altri leader disposti a imitarla…

“Salvare le vite umane!”; “accogliere i disperati!”; “solidarietà, valore fondante dell’Europa!”: tutto vero. E non faremo mai abbastanza per salvare le vite e dare un pizzico di speranza.

Ma… mi domando: Come mai così poche voci si levano per denunciare le guerre e le violenze ancora in atto, per accaparrarsi e mantenere i preziosi spazi di altre nazioni, e sfruttarli a vantaggio di aziende e interessi senza scrupoli?

Poche voci reclamano che si vada alle radici di questa massiccia emergenza umanitaria e si investa per risolvere il problema, andando alle cause!

Si tratta di investire per la pace e lo sviluppo di intere popolazioni, di sorvegliare il commercio delle armi (settore mai in crisi!), di privilegiare i rapporti diplomatici e politici, di contrastare la corruzione e le potenti lobby mafiose internazionali.

Solo la pace è vera solidarietà, benefica per tutti.



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