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Animazione Missionaria e Vocazionale

Desio (MB)


  • Via Don Milani, 2 20832 Desio MB

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  • desio@saveriani.it
  • C/C Postale: 00358200
  • IBAN: IT 71F06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio)
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Presentazione

La nostra casa vuole dunque essere “spazio aperto” di condivisione con la famiglia saveriana, composta dai missionari saveriani, dalle missionarie saveriane e dai laici saveriani. Insieme incroceremo cammini di vita alla luce di Cristo con un grande desiderio di felicità e di pace.

Cdesio celebrazionei rispecchieremo in tanti popoli con i loro volti, le loro storie e con le sfide come la pace, la giustizia, il dialogo interreligioso e interculturale, la salvaguardia del creato.

Qui, dall’inizio alla fine, la missione è intesa come incontro tra persone in Cristo che, secondo continenti, modalità e tempi diversi, suscita sfide, accende il cuore di desideri e porta a formulare progetti.

Offriamo, dunque, strumenti di animazione, itinerari e proposte di formazione, incontri di Spiritualità alla luce del Vangelo, l’ascolto di testimoni, di missionari che hanno già fatto la loro scelta di vita accanto agli ultimi del mondo.

Insieme, ci collegheremo con tante persone già impegnate nella diffusione del Vangelo e anche noi potremo scoprire cammini per farlo a partire dal nostro territorio, dal nostro ambiente lavorativo, scolastico o universitario, per essere anche noi proiettati verso gli altri… “fino agli estremi confini della terra!

IL SIGNORE INCONTRATO AL BAR ERA DIO

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Quando mi sono seduto per scrivere due righe sulla cena di ieri sabato 25 gennaio 2020  tra cristiani [cattolici e evangelici] e musulmani, mi sono venute spontanee in mente tre immagini. La prima è l’incontro tra San Francesco d’Assisi e il sultano nel 1219 a Damietta. La Seconda immagine è la storia che racconta Amos Oz nel suo libro Contro il fanatismo. L’ultima immagine è quella di un mio confratello saveriano di cui genitori, fratelli e sorelle sono musulmani. Alla fine, lascerò la parola a Stefano Serraino e a Betty Grimoldi. La premessa per fare il dialogo interreligioso è l’essere innamorati della propria religione. Nel mio caso è l’essere cristiano per grazia. Solo si è radicati profondamente nella propria religione, solo se si prega, si approfondisce l’appartenenza a Cristo [per me cristiano] si può capire che la fede è incontro, è decentramento, è vedere l’immagine di Dio in OGNI persona. Senza la preghiera, senza la meditazione, senza l’essere radicati nella Parola di Dio il dialogo è sterile, impossibile.

È importante, però, sottolineare che il dialogo interreligioso/interculturale della vita quotidiana è la condizione sine qua none per arrivare al dialogo delle opere [la lotta per la pace, per l’ecologia, per aiutare i terremotati ecc.], degli scambi teologici [chi è Dio per te], dell’esperienza religiosa [raccontarsi il cammino di fede].

La prima immagine la scatto dall’incontro tra san Francesco d’Assisi e il Sultano Al-Malik Al-Kamil. Il contesto è quello delle crociate. Francesco ebbe il coraggio di andare contro la Tirannia del tempo per andare incontro al Sultano. Ad abbracciarlo. Che coraggio!! Il suo gesto non ha convertito il Sultano. Ma questo incontro contro corrente ha abilito la cultura di allora “il diverso è nemico da abbattere”. Francesco è andato anche contro la Chiesa che non era allora così tanto “inclusiva”. Da questa immagine dell’abbraccio tra Francesco e il Sultano traggo insegnamenti seguenti. Il diverso non è l’opposto da abbattere. Il diverso è diverso da incontrare, da guardare, con cui parlare. Davanti al diverso occorre sospendere il giudizio. Occorre avere il coraggio per incontrare l’Uomo, l’Umanità presente in ogni persona. Infine da questo incontro non ci sono parole, ma un abbraccio. Il dialogo quindi è fatto anche di gesti, segni..., di abbracci, di cene, di sorrisi senza avere l’ansia di comprendere tutto. Nel 1986, quando avevo 5 anni, papa San Giovanni Paolo II decise di organizzare un incontro ad Assisi [lo spirito di Assisi] per immortalare quel coraggio, quell’abbraccio, quell’incontro tra l’Occidente e l’Oriente, quell’abbraccio tra i diversi.

La seconda immagine la trovate nel libro Contro il fanatismo di Amos Oz. Lui stesso racconta:

Un giovane, sedutosi per caso in un piccolo caffè accanto ad un anziano signore, e accortosi dopo un po’ che quel signore era Dio in persona, ne approfitta per fargli la domanda delle domande, ossia «chi possegga la vera fede», se il cristiano, l’ebreo o il musulmano. Ovvio: se non lo sa Lui, che sa tutto, chi altri può saperlo? Risposta: «A dirti la verità, figlio mio, non sono religioso, non lo sono mai stato, la religione non m’interessa».

L’ultima immagine è di un mio confratello. Papà musulmano. Mamma musulmana. Fratelli musulmani. Sorelle musulmane. Zii e zie musulmani. Lui Missionario saveriano. Il dialogo interreligioso lo fa con suo padre, sua madre, sue sorelle, suoi zii e sue zie. Quello che ha vinto non è l’essere cristiano o musulmano. Chi ha vinto è l’Amore reciproco, la stima reciproca. [Emmanuel Adili Mwassa]

Non solo per il cibo sempre ottimo. Tra piatti pakistani e più tradizionali l'equipe di dialogo interreligioso si è ritrovata in amicizia attorno alla tavola. Perché il dialogo è anche questo. Condividere stando insieme le vite quotidiane rafforza legami e rende autentico il dialogo... L'equipe vi aspetta agli incontri che inizieranno a marzo! A breve la locandina! [Stefano S.]

IL dialogo a tavola. Non è la solita ramanzina...quella di non usare i telefoni durante la cena ma di dedicare il tempo della cena anche al raccontarsi la giornata.ma il contenuto è lo stesso...l'equipe del dialogo interreligioso ieri sera si è ritrovata attorno ad un tavolo imbandito di tradizioni culturali e culinarie e dove ho anche assaggiato tanti aspetti di umanità... Gesù ha vissuto 33 anni nel mondo anche per dirci che la nostra missione passa attraverso il vivere il quotidiano spinti dalla carità, quella evangelica...E quale migliore quotidianità che una cena tutti insieme? Non sono nemmeno mancati gli ospiti …i vicini di casa (che sono i senza fissa dimora accolti in uno spazio della casa) hanno fatto capolino ed anche un po' di animazione...mi auguro che la nostra comunità saveriana continui a saper vivere con questo stile il quotidiano. [Betty G.]



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