A giorni papa Francesco visiterà le minuscole comunità cattoliche della Thailandia e del Giappone.
Nei due paesi alcune decine di miei confratelli condividono la bellezza della natura di quei luoghi, e la sofferenza portata dalle sperequazioni sociali.
Papa Francesco fu molto colpito da una fotografia che gli presentarono alla fine dell'anno 2018: un dodicenne (così appare ai miei occhi) porta sulle spalle il fratellino, forse quattrenne, la cui vita fu spenta dai raggi atomici che si abbattero a oltre 2000 gradi.
Papa Francescò esclamò: è il frutto della guerra!
Da allora la foto ha fatto il giro del mondo, soprattutto dei cuori.
Nagasaki, agosto 1945. La valle Urakami, periferia ovest della città, è stata distrutta dalla bomba al plutonio. Oltre cinquantamila persone morirono, soprattutto bambini e anziani. Urakami è la valle abitata dai discendenti dei cristiani nascosati che avevano custodito la fede durante 250 anni di persecuzione (film Silence). Nelle settimane dopo lo scoppio della bomba atomica furono erette pire per bruciare i cadaveri. Lunghe file in attesa del loro turno.
Un ragazzo portando il fratellino con le braccia a penzoloni stava attendendo il suo turno, morsicandosi le labbra.
Alcune gocce di sangue rigavano il suo mento. John O'Donnel, un marine, ne immortalò la scena con la sua macchina fotografica. Immortalò il frutto della guerra. La foto giunse nelle mani di papa Francesco che commosso, la indicò come distintivo del viaggio a Nagasaki e a Hirosahima che sta per intraprendere (21-23 novembre).