Il 22 gennaio 2021 entrava in vigore il Trattato Onu (approvato il 7 luglio 2017) che proibisce le armi nucleari. Quel giorno, vari rappresentati di associazioni ed entità della società civile e religiosa che, insieme, portano avanti l’impegno per la Pace e per il disarmo, anche nucleare, si sono dati appuntamento presso la base militare di Ghedi che ospita gli ordigni nucleari B61.
L’Italia, purtroppo, non ha ancora aderito a questo Trattato. La provincia e la diocesi di Brescia lo hanno fatto, nella speranza di smuovere le acque e richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su una questione davvero cruciale per il futuro dell’umanità. La vera sicurezza non è quella militare, basata sulle armi, sugli arsenali pieni, sulla paura e sulla minaccia nucleare. La Pandemia che stiamo vivendo ci ha fatto capire, a nostre spese, quanto siamo vulnerabili di fronte ai veri nemici. Bisogna cambiare rotta, investendo non sulle armi (perdendo vite umane!), ma su ciò che veramente conta: salute, alimenti, lavoro.
L’iniziativa nazionale ha visto Brescia in prima fila con l’adesione di 54 enti locali (tra i quali Comune e Provincia di Brescia) e 74 tra associazioni, gruppi e altre realtà del mondo cattolico e della società civile. Tra questi anche i Missionari Saveriani di Brescia e la rivista “Missione Oggi”. Anche la diocesi ha aderito con forza e convinzione. Ecco le parole di mons. Pierantonio Tremolada: “Incoraggio a proseguire con determinazione questo cammino verso una comunità umana capace di prendersi cura di tutti, a partire dai più deboli e fragili, e capace di promuovere uno sviluppo umano integrale. Il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari è un’espressione concreta di collaborazione tra Paesi, per avanzare verso un orizzonte di pace e amore. Intendo sottoscrivere l’appello rivolto allo Stato italiano perché aderisca a questo Trattato ratificato, tra i primi, dalla Santa Sede. Invito i cristiani impegnati nelle istituzioni, nelle amministrazioni, nelle associazioni, nei gruppi del nostro territorio a farsi promotori di questa cultura di pace, promuovendo azioni coerenti e coraggiose.”.
Papa Francesco dice: “Ha senso continuare a fare massicci investimenti in armi se poi le vite umane non possono essere salvate perché mancano le strutture sanitarie e le cure adeguate? Investiamo le nostre risorse su ciò che veramente conta. Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite”.
A Ghedi, alla fine dei vari interventi, è stata stappata una bottiglia di spumante, per commemorare il raggiungimento di questo importante traguardo, frutto di anni di lotte, che rappresenta, allo stesso tempo, un nuovo punto di partenza. Ci si propone, infatti, l’eliminazione totale delle armi nucleari, la cui sola esistenza mette a rischio la sicurezza globale. Bisognerà fare appello anche al Parlamento Italiano, affinché aderisca al trattato per la messa al bando delle armi nucleari.