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Dalla festa del Corpus Domini alla costruzione della Chiesa

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Bisogna risalire al 750 circa, durante il regno dei Longobardi, per avere notizie del primo miracolo  eucaristico, quello di Lanciano. Si racconta di un monaco basiliano che durante la celebrazione della S. Messa nella chiesa del santi Legonziano e Domiziano, cominciò a dubitare della presenza eucaristica, e in quel medesimo momento l' ostia divenne carne e il vino sangue. Da allora le reliquie si sono conservate intatte, alle analisi sono risultate di carne umana, il sangue di gruppo AB come quello della Sindone.

Il secondo miracolo è quello di Alatri che assunse tra l' altro un valore simbolico perché avvenne pochi anni dopo il concilio Lateranense IV del 1215 in cui fu definita la dottrina della Transustanziazione. La storia viene illustrata da una serie di affreschi presenti sulle pareti della cattedrale. Una giovane donna istigata da una vecchia malefica al momento della Comunione avrebbe nascosto la particola in un panno per consegnarla poi alla strega. Avendola deposta nella madia, quando dopo tre giorni ritornò a riprenderla, la trovò trasformata in carne umana. Pentitasi la donna restituì la reliquia al Vescovo, da allora questa porziuncola viene conservata nel Duomo della città.

Il più famoso miracolo riconosciuto dalla Chiesa è quello di Bolsena avvenuto nel 1263. Un sacerdote boemo di ritorno da Roma si fermò a celebrare la S. Messa nella chiesa di S. Cristina in Bolsena. Assalito da dubbi sulla presenza eucaristica in un secolo di controversie teologiche sul tema della presenza reale, egli vide il pane trasformarsi in carne stillante miracolosamente sangue. Recatosi ad Orvieto dal papa Urbano IV, questi ricevette le reliquie del miracolo e i lini intrisi di sangue, li mostrò ai fedeli e li depose nel sacrario della cattedrale di Santa Maria. Da allora il corporale veniva portato solennemente in processione ogni anno.

ORIGINE DELLA FESTA - Era successo a Liegi che la beata Giuliana, priora agostiniana di Cornillon, in seguito a visioni si facesse promotrice con altre beghine della devozione eucaristica, incrementandola tra il popolo allo scopo di convincere il vescovo di Liegi a istituire una festa in onore del Corpo del Signore. Il prelato esitava ma convinto dalla devota che aveva già preparato il rito e animato la città si decide a istituire la festa del Corpus Domini per la diocesi nel 1246, in questo appoggiato dall' arcidiacono Giacomo Pantaléon.

Quest'ultimo a sua volta diventato patriarca di Gerusalemme e poi eletto pontefice col nome di Urbano IV nel 1264, con la Bolla Transiturus de hoc mundo estende la festa alla Chiesa Universale, con i testi per la liturgia delle ore e della Messa preparati da S. Tommaso d' Aquino, da celebrarsi il giovedì dopo l' ottava di Pentecoste. Però la effettiva usanza liturgica non avvenne subito a causa della morte del papa. Essa sarà operante nel Concilio di Vienne del 1311, quello dei Templari, con il rinnovo della bolla di introduzione di Urbano IV.

Per la custodia dell' Eucaristia nel periodo basilicale si usava la torre d' argento che di solito conteneva la colomba in oro: questa si apriva in alto sulle ali per introdurre o togliere le Sante Specie. Più tardi si aggiunse la pisside che era una scatola simile alla torre. Giova ricordare come nel 1267 gli Statuti Sinodali di Liegi prescrivessero un luogo onesto, sotto l' altare o in armadio sotto chiave.

Più tardi nel nord Europa si diffonde l' uso delle monstranz che offrivano la possibilità di continuare l' adorazione dell' Ostia anche fuori delle S. Messa. Si trattava di edicole ornate in stile gotico chiuse da una griglia che permetteva di vedere il pane eucaristico in permanenza. Questo per andare incontro al desiderio dei fedeli che vogliono "vedere" l' Eucaristia, visto che al tempo la comunione si faceva raramente. Accanto si aggiunse una lampada ad olio a significare la presenza viva del Signore.

Il papa invitava i fedeli ad esprimere il culto eucaristico con canti e inni religiosi, per cui a partire dal 1265 in Germania Austria e Francia si ha testimonianza delle prime processioni, mentre a Milano occorre attendere il 1336 e a Pavia il 1404. Tutto questo grazie al contributo delle Confraternite del SS. Sacramento che provvedevano anche alle rappresentazioni sacre con quadri viventi, carri trionfali, drammi in versi, a rendere visibile il miracolo eucaristico della pace tra i cristiani, della vittoria sul male. Il teatro del Corpus Domini mette in scena tutta la storia a partire dalla creazione. Tra i migliori autori possiamo citare Feo Belcari (1410-1484), autore tra l'altro della vita del beato Colombini.


    La festa è stata introdotta a BRESCIA sulla fine del XIV secolo sotto il dominio dei Visconti dopo più di un secolo dalla sua istituzione. Il ritardo si deve attribuire alle tristi condizioni politico-religiose delle nostra città.

Quando si cominciò a celebrare questa festa eucaristica, assunse subito una importanza e una solennità eccezionale nella vita della città. La prima confraternita del SS. Sacramento venne costituita in S. Maria in Calchera nel 1490 per iniziativa del francescano Bernardino Tomitano da Feltre, seguita dalla Scuola del Duomo fondata nel 1494. Dal Cinquecento in poi quasi ogni parrocchia volle avere questa istituzione, importante anche per l' assistenza sociale.

Ai primi del XVI secolo il pio vescovo di Verona mons. Matteo Giberti darà disposizioni affinché la custodia eucaristica abbia la sua sede sopra l' altare, anche se questa norma è già presente nelle Ordinationes degli Eremitani di S. Agostino redatte sotto Alessandro IV (1254-1261): "Vogliamo che in tutte le nostre chiese il Corpo di Cristo sia conservato in un ciborio collocato sopra l' altare maggiore, dentro pissidi di avorio o di altra materia preziosa in modica quantità, ricoperto da un mondissimo velo".

Dopo il Concilio di Trento S. Carlo Borromeo disporrà di trasferire la residenza del SS. Sacramento dalla sacristia al centro dell' altare del duomo. Fuori d' Italia si preferì in generale usare tabernacoli murali oppure edicole eucaristiche. La collocazione del tabernacolo sull' altare diventerà prassi comune tanto che il Decreto della S. Congregazione dei Riti del 16 agosto 1863 vietava ogni altra forma di custodia.

 Resta il fatto che la DEDICA DELLA CHIESA al S. Corpo e Sangue di Cristo costituisce nel 1467 una novità anche per la  città di Brescia. Già dalla facciata è riconoscibile l' ostia eucaristica all' interno di un ostensorio adorata da due angeli. Essa figura nel contesto dell' Annunciazione, il saluto angelico che dal medioevo è ricorrente sul portale principale delle chiese: ad essa ha provveduto il Moretto nella spazio superiore. La dedica della chiesa al Corpus Domini costituiva un fatto nuovo per gli stessi Gesuati più inclini a una spiritualità di imitazione della croce e, come spiega il Bettini vescovo gesuata di Foligno dal 1461, discutono del predominio della preghiera personale sulla preghiera liturgica.

La spiegazione va ricercata innanzitutto nella predicazione di S. Bernardino dove il problema della salvezza viene risolto e semplificato nel Nome di Gesù del famoso trigramma JHS come simbolo eucaristico. Il discorso continua col nuovo corso impresso dal beato Giovanni Tavelli da Tossignano, autore delle Costituzioni dei Gesuati, tra i quali egli entrò già sacerdote, divenendo poi vescovo di Ferrara. Egli si era formato nella cultura umanistica veneziana dei Canonici di S. Giorgio in Alga da dove sono usciti due papi veneziani e il primo Patriarca di Venezia, S. Lorenzo Giustiniani.

Questa nuova spiritualità si è formata nel clima della devotio moderna. che ha avuto la sua massima espressione nella celebre Imitazione di Cristo, il libro più conosciuto dopo la Bibbia, frutto - così pare accertato - della riflessione del primo gruppo dei Fratelli della vita comune guidati dal fondatore Groote. Questa spiritualità auspica una religiosità intima e soggettiva contrapposta alla pietà collettiva di stampo medievale. Il suo scopo è portare il fedele dalla meditazione della vita di Gesù, al colloquio interiore dell' anima fino alla unione mistica con Cristo e infine a quella sacramentale dell' Eucaristia.

In pratica la devotio moderna porta avanti quelle caratteristiche già viste nella spiritualità dei Gesuati:

- rifiuto della speculazione teologica

- negazione della vita conventuale a favore di una vita allo stato laicale

- impegno di evangelizzazione nel mondo

- possibilità per tutti di accesso alla contemplazione, cioè meditazione di Gesù uomo sofferente e morto

- tendenza alla meditazione personale

- lettura privata della Bibbia

- grande devozione al sacramento della Eucaristia come ben spiegato nel IV e ultimo libro della stessa Imitazione di Cristo.

Due cose vi sono fermamente raccomandate in questo libretto, la parola di Dio e il sacramento dell' Eucaristia. Degno di nota il fatto che l' uso della Bibbia in volgare presso i Gesuati, (non è certo se è stata tradotta dalle stesso mons. Tavelli), fu eccezionalmente riconfermato dopo il Concilio di Trento dal severo card. Ghislieri, futuro Pio V. Questa reazione alla scolastica medievale prende la forza di una riforma all' interno della Chiesa. Nel secolo successivo queste stesse idee saranno riprese da Lutero e porteranno alla rivolta della Riforma Protestante.

In Brescia la spiritualità eucaristica si diffuse con l' arrivo dei Gesuati, appoggiati dai primi vescovi di nomina veneta, in particolare mons. Domenico de Dominici (1464-1478) vescovo riformatore a livello di Curia Romana, con l' incarico di legato presso la Serenissima. Sarà fautore del capitolo generale carmelitano in Brescia, iniziatore del nuovo Episcopio e canonista oltre che umanista celebre tanto da essere definito "non solum theologus, sed etiam flos theologorum". Arrivato nella sede di Brescia favorì l' introduzione degli ordini più attivi come i religiosi di Siena legati attraverso il Tavelli al fondatore dei Canonici Regolari di S. Giorgio in Alga, S. Lorenzo Giustiniani.

Questi ultimi del resto erano già presenti in città sin dal 5 settembre del 1437, da quando papa Eugenio IV aveva concesso loro il convento agostiniano di S. Pietro in Oliveto rifatto nel 1453 con la chiesa terminata nel 1507. Nati nello stesso clima della devotio moderna, con forti relazioni e interdipendenze, i Canonici di S. Giorgio in Alga e i Gesuati avranno lo stesso destino finale quando il 7 dicembre 1668 con la bolla Romanus Pontifex papa Clemente IX decreta la soppressione di questi due enti ed altri ancora in seguito alle richieste della Serenissima e alla triste realtà di conventi ormai vuoti.

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