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Il volto dei committenti

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Spesso il pittore, nel nostro caso fra' Benedetto da Marone o Lattanzio Gambara, seguendo un costume ormai invalso da tempo, introduce nel contesto dell'affresco la figura del munifico/a committente facendone il ritratto tra i personaggi delle scene illustrate. Non mancano gli esempi in una galleria così estesa.

Nel quarto arco della parete di sinistra, il martirio di S. Margherita di Antiochia mostra in basso a destra una nobildonna in sfarzoso abito cinquecentesco ornato di perle. Le mani sono congiunte in devoto atteggiamento, la testa resta altera nei biondi capelli elaborati secondo la moda del tempo: se ne sta un po' defilata, chiaramente non è parte dell' avvenimento e si limita a pregare in religioso silenzio.

Spostandoci poi nell' endonartece sotto l'organo, l'affresco della Nascita di Gesù presenta seminascosto tra le gambe di due pastori in adorazione un personaggio maschile stempiato in abito monacale, che si unisce agli astanti nella contemplazione del Bambino: non può essere che un religioso della comunità, forse lo stesso priore del convento, all' epoca fra' Angelo Leuco, superiore negli anni intorno al 1575. Egli provvide tra l' altro alla pubblicazione dell' opera del Bettini (altro beato gesuata, vescovo di Foligno), Esposizione della dominica oratione edita in Brescia nel 1587.

La vicina scena angolare di Gesù presentato al tempio mostra appoggiata alla colonna di sinistra una dama di bassa statura dai modi decisi ed energici. Ingioiellata di tutto punto, le mani giunte nel religioso rispetto assiste alla scena con devozione. Mostra grande interesse e attenzione ma sentendosi fuori contesto, si premura di restare defilata per non essere di disturbo.

Anche l'affresco seguente Gesù tra i dottori nel tempio ha un personaggio se non proprio committente quanto meno estraneo e caratterizzato diversamente: lo si vede a destra seminascosto tra i dottori di Israele, l' aspetto ascetico nell' abito nero, il volto segnato dalla lunga barba, forse un anziano della comunità. Egli ripete i tratti del S. Girolamo in abito purpureo cardinalizio dei Padri della Chiesa sopra gli archi, venendo a corroborare la comune paternità degli affreschi.

Chi erano queste persone? Si potrebbe cercare tra i nominativi sulle lapidi delle sepolture. Forse esponenti della nobiltà locale, una Margherita, nobildonna della casata Martinengo-Colleoni Anche altre famiglie avevano scelto San Cristo come luogo di sepoltura, vedi i Pedersoli di cui esiste una lapide nella terza cappella laterale, i Mazzucchelli ancora presenti nella lastra tombale della navata, i Mora ricordati per la bella dedica alla defunta Blanca o Bianca Mora sulla lapide del chiostro.

Nomi della nobiltà sono presenti nelle incisioni delle lapidi nel Cap.Le segrete del convento. A questi occorre aggiungere la folla anonima dei defunti sepolti nel sotterraneo o nei dintorni della chiesa prima che l' editto napoleonico obbligasse a seppellire fuori le mura. Un esempio può rendere il sentire del tempoi e ci viene dal testamento redatto in latino, qui tradotto passim, di D. Antonium de Pallatio del 1 aprile 1509Voglio che i miei eredi siano tenuti e obbligati a dotare una cappella nella chiesa del Corpo di Cristo di Brescia , dove abitano i frati Gesuati di Brescia…e facciano fare una pianeta, un messale e un calice perché sia celebrata una messa ogni giorno per la mia anima per tempi perpetui… Voglio anche che il presbitero che deve celebrare quella messa sia anche tenuto e obbligato a tenere due Offici ogni anno in rimedio della mia anima.

Il 3 marzo 1580 nella Visita Apostolica a Brescia dall' Archivio Vaticano Segreto viene descritta la chiesa e vien fatta la lista dei legati per celebrazione di S. Messe. Vengono citati i nominativi di: Massimiliano - Palavicino - Antonio Palatio - Bernardino Brendula - Joanne Testa - Gaffura Laura - Battista Pescheria - conte Giulio e Ludovico Martinengo.

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