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“Quest’anno noi rischiamo di vivere la festa di Natale in una tonalità triste e melanconica, dopo gli eventi tragici di protesta per il terzo mandato presidenziale a Kinshasa, per l’assalto violento della polizia all’Istituto Superiore di Pedagogia (ISP) e in particolare nella nostra cappellania universitaria. Rischiamo di perdere la speranza, di vivere un Natale rassegnato e senza gioia”.

Sono le parole d’inizio della mia omelia del 25 dicembre scorso. Invitavo i giovani a contemplare il presepio, a ricuperare fiducia e a camminare verso Betlemme.

La ferita era ed è ancora viva.

L’università è rimasta chiusa per venti giorni.

Alla vigilia di Natale, il segretario generale accademico mi ha chiamato per propormi di presiedere con il pastore protestante una celebrazione ecumenica di riconciliazione e di riapertura dei corsi.  Non ero convinto della bontà della iniziativa e chiedevo la restituzione dei computer, dei telefonini e dei soldi rubati. Ma si trattava di un incontro tra studenti e professori e il pastore protestante era disponibile.

L’aula magna dell’Istituto, alle 8 del mattino del 26 dicembre, era piena d’universitari e c’era anche una rappresentanza di professori.

Dopo le due letture bibliche e qualche canto natalizio, sono intervenuto per primo. Nel mio breve commento, ho fatto notare che con il Natale siamo entrati tutti nella casa della fraternità, dove non si deve accedere con interessi personali, con strategie politiche e tanto meno con la violenza militare, che hanno effetti contrari. Si deve, invece, aprire il cuore al dialogo, all’accettazione e alla fiducia dell’altro.

Il pastore, a sua volta, con un racconto di vita ha dato un esempio di fraternità e di riconciliazione.

Quale scuola?

Sono nel settimo anno di presenza all’Istituto Superiore di Pedagogia, fondato dal saveriano P. Domenico Milani. L’Istituto nel suo insieme è stimato come uno dei migliori della città e della regione del Kivu. Ma non è del tutto immune dai limiti di altri istituti o università: il peso a eccessivo delle strutture e la poca importanza alle persone, la ricerca di interessi personali dei prof e l’inadeguata coscienza del servizio, il nozionismo e l’insufficiente passione per la cultura, la priorità del titolo accademico e la poca attenzione alla formazione, l’esercizio eccessivo dell’autorità e la soggezione dello studente…   

Cercarsi amore, dialogo, incontro, collaborazione, ascolto, amicizia… Lo si è visto nello scontro del mese scorso, quando, in momento di irritazione, si è arrivati a dire: “L’ISP non ha bisogno dei poveri. Tornate nei vostri villaggi”. E gli studenti hanno risposto: “P. Milani si vergogna di voi.”  

Un giovane con diploma, licenza o laurea non ha un avvenire. Il paese, costituito da adulti con ricchezze riservate a pochi fortunati, non offre spazio e futuro ai giovani, che sono il 70 per cento della popolazione. In una città come Kinshasa di 12 milioni di abitanti, i giovani sono più di sette milioni. A Bukavu con circa 800 mila abitanti, i giovani sono circa 500 mila. Studiano, ottengono titoli di studio, pazientano, si industrializzano, commerciano, vivacchiano, protestano, scappano, emigrano, rubano… Sono spaesati. Sono a casa loro, ma non sono accolti.

Ho letto sul nostro giornale mensile (MS) una frase di papa Francesco, che dice: “C’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi, che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai liberi. No, questo no…Dobbiamo difendere la nostra libertà.”

Ben venga il sinodo sui giovani!

Davanti allo stato, alla chiesa e alle istituzioni sta la grande sfida giovanile che esige una risposta urgente…

Buon Anno 2017!

  • GIUSEPPE DOVIGO.
  • Bukavu, 2 gennaio 2017 - Lettera n. 159.

C’È UN MOMENTO DI CALMA E DI SPERANZA NEL PAESE (RDC)

Dopo un dialogo lungo e paziente tra i partiti di maggioranza e opposizione, si è arrivati all’accordo politico del 31 dicembre, che prevede: le elezioni entro l’anno 2017, la fedeltà alla costituzione dei due mandati del presidente, un primo nuovo ministro de l’opposizione per il periodo di transizione, un consiglio nazionale per l’esecuzione, la presidenza della repubblica assicurata dall’attuale capo di stato.  

La soddisfazione è generale, ma c’è attesa per la soluzione di alcune controversie non risolte. La mediazione della Conferenza Episcopale del Congo (CENCO) è stata decisiva.

L’evelto per alcuni è stato definito il più bel regalo alla popolazione per il nuovo anno e per altri è il miracolo congolese.



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