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Uccisa in Honduras Berta Caceres, l’ecologista che aveva incontrato papa Francesco.

Vogliamo che in Honduras possa rinascere una Chiesa impegnata a favore dei più poveri, cui aspiravano i nostri martiri e santi, da padre Guadalupe Carney a mons. Romero, non con cardinali che benedicono colpi di Stato”.

Berta Caceres aveva rivolto questo appello – contenente un chiaro riferimento critico al card. Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, per il suo appoggio al golpe del 28 giugno 2009 contro il presidente Manuel Zelaya – a papa Francesco durante l’Incontro mondiale dei movimenti popolari, svoltosi a Roma nell’ottobre del 2014, cui aveva partecipato in rappresentanza del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh).

Pluri-minacciata per il suo impegno instancabile a favore della giustizia sociale, dei diritti delle comunità autoctone e della difesa dell’ambiente, che l’aveva resa un punto di riferimento per la società civile honduregna, Berta Caceres è stata uccisa il 3 marzo mentre era in casa, con le modalità di una vera e propria esecuzione. Un omicidio eccellente, che evoca le responsabilità di uno Stato più capace di reprimere che di difendere i suoi cittadini, e una morte annunciata, che chiama in causa la multinazionale cinese Sinohydro corporation ltd e l’impresa nazionale Desarrollos energenticos sociedad anonima (Desa), coinvolte nella costruzione della diga idroelettrica di Agua Zarca sul fiume Gualcarque, contro cui Berta Caceres si batteva. Per questo era stata insignita nel 2015 del Premio Goldman, la più prestigiosa onorificenza mondiale per un’ecologista.

MAURO CASTAGNARO, 3 marzo 2016.



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