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CONGO RD / DIAGNOSI E CURA PER ELEZIONI CERTE E PACIFICHE / NUOVO INTERVENTO DEI VESCOVI

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La Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ha pubblicato il 29 giugno scorso una nuova lettera sulle prossime elezioni. Preoccupati dal clima socio-politico ancora molto teso, dal degrado della situazione umanitaria, con costanti violazioni dei diritti umani, i vescovi congolesi sono convinti che il paese può uscire pacificamente dalla crisi a condizione di rispettare il processo elettorale. Il popolo congolese ha già pagato un caro prezzo di vite umane per la democratizzazione del paese. Ora il popolo attende impaziente, senza ulteriori rinvii, le elezioni del 23 dicembre 2018.

Guardando al calendario elettorale, i vescovi, riconoscono i passi avanti fatti, specialmente circa il registro elettorale, alcune misure di distensione sociale, il rispetto, seppur timido, della libertà di manifestare. Ma restano alcune inquietudini.

Sul versante politico, i vescovi constatano che le misure distensive, previste dall’Accordo di S. Silvestro (31 dicembre 2016), non sono state completate. Ciò è inspiegabile e inaccettabile. La permanenza in prigione o in esilio di alcuni leader significativi, per le loro opinioni politiche, non favorisce certamente uno svolgimento pacifico del processo elettorale.

Circa il registro elettorale, i vescovi sono preoccupati per la sua natura divisiva, non inclusiva di tutto l’elettorato. Per esempio, secondo gli osservatori dell’Organizzazione internazionale della francofonia (Oif), manca all’appello il 16,6 per cento delle impronte digitali, equivalente a 6,7 milioni di iscritti.

Circa la “macchina per votare”, i vescovi osservano che non c’è ancora un consenso sulla sua utilizzazione o meno. Su questo punto, alcuni minacciano persino di boicottare le elezioni, senza però valutarne le conseguenze.

Riguardo alla sicurezza, i vescovi deplorano lo stato di persistente insicurezza, addirittura crescente in alcuni province, a causa della presenza di molteplici gruppi armati. Ciò contrasta paradossalmente con l’impressionante militarizzazione del paese, per esempio nella provincia del Nord-Kivu. Tale insicurezza sembra voluta apposta per impedire l’organizzazione e lo svolgimento delle elezione nei tempi previsti.

Facendo proprio il grido del popolo, i vescovi affermano che, per essere credibili, le elezioni devono rispettare la Costituzione e l’Accordo di S. Silvestro, che ne riprende l’articolo 70: “Il presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale diretto per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta”. Se ne deduce che ogni presidente che abbia concluso il secondo mandato non possa ambirne un terzo. È il caso dell’attuale presidente.

I vescovi ricordano che, secondo lo spirito dell’Accordo di S. Silvestro, le elezioni devono essere inclusive, con la partecipazione di tutte le parti in causa. Essi esprimono un fermo no a elezioni truccate. In un paese ormai in ginocchio, c’è bisogno di un avvicendamento, di una nuova leadership politica, che rimetta al centro gli interessi del paese. Per questo servono nei posti di comando uomini e donne competenti ed integri cha amino realmente il paese.

I vescovi passano quindi alle raccomandazioni, dedicando la prima al presidente, affinché assuma le sue responsabilità davanti al paese prestando attenzione alle  aspirazioni del popolo e rispettando la Costituzione e l’Accordo di S. Silvestro.

La seconda è rivolta al popolo congolese, di cui i vescovi si sentono parte, affinché continui ad esigere elezioni credibili, nel rispetto del calendario elettorale; non ceda alla paura, alla rassegnazione e, meno ancora, alla violenza; e resista alla corruzione delle coscienze e alle manipolazioni.

La terza è rivolta ai giovani, affinché non si lascino manipolare dai violenti, arruolandosi nei gruppi armati o nelle milizie. L’avvenire del Congo RD appartiene ai giovani, per cui i vescovi li invitano a prepararsi già da ora ad assumere le responsabilità che permetteranno di costruire un Congo più bello di prima.

La quarta è rivolta ai deputati e senatori, cui i vescovi chiedono di farsi carico effettivamente delle aspirazioni profonde del popolo e di non votare leggi contro il bene del popolo.

La quinta è rivolta al governo centrale, cui i vescovi domandano di fare ogni sforzo per completare le misure volte a pacificare il clima politico. Si tratta di casi significativi, di prigionieri ed esiliati politici. Questo per garantire l’inclusività e l’uguaglianza di tutti. È ora, ribadiscono i vescovi, di abolire tutte le disposizioni di governatori e sindaci che vietano la libertà di espressione. Essi chiedono anche di sbloccare i fondi necessari per la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), affinché sia rispettato il calendario. Richiamano, poi, alla responsabilità di proteggere la popolazione e il territorio nazionale, particolarmente le frontiere, per consentire elezioni pacifiche in tutto il paese.

La sesta riguarda la Ceni, cui i vescovi domandano di pubblicare al più presto le liste provvisorie che potranno certificare che i 6,7 milioni di iscritti senza impronte digitali non siano persone fittizie e rassicurare il paese circa la gestione di 1,2 milioni di tessere elettorali in più; di esigere una perizia nazionale e internazionale sulla “macchina per votare”. Una perizia indipendente, che aiuterebbe a trovare un consenso, senza il quale, sarebbe più prudente attivare quanto previsto dal calendario elettorale, cioè la stampa e la diffusione dei bollettini di voto, con i relativi verbali e le schede dei risultati.

La settima riguarda i politici, cui i vescovi chiedono l’impegno in buona fede di evitare estremismi nel processo elettorale, perché rischierebbero di far piombare il paese in una crisi più profonda ancora; invitano, poi, i partiti a concentrarsi sulla formazione dei loro membri; a proporre programmi politici e progetti di società pertinenti, privilegiando il dibattito; a preparare gli scrutatori dei seggi; a non manipolare i giovani, incitandoli alla violenza.

L’ottava è rivolta ai membri della società civile, cui i vescovi ricordano la responsabilità di vigilare, fornendo alla popolazione educazione civica ed elettorale, aiutandola a discernere in vista del voto.

La nona è diretta alla comunità internazionale, cui i vescovi chiedono di continuare ad accompagnare il processo elettorale, mettendo l’interesse superiore del popolo congolese al centro dei negoziati diplomatici.

Infine, i vescovi si appellano alla parola di Dio:  “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori” (Sal 127,1); e invocano sul paese, nel 58° anniversario della sua indipendenza, la benedizione di Dio per intercessione della Beata Vergine Maria.



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