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REPORT dalla THAILANDIA: I primi 5 anni di missione

REPORT dalla THAILANDIA: I primi 5 anni di missione

Carissimi amici,

… vi racconto brevemente i principali avvenimenti di quest'anno.
La prima cosa che vi dico, con gran soddisfazione, è che in questi undici mesi abbiamo celebrato solo 3 funerali. L'anno scorso, nei primi sei mesi della nostra permanenza qui, ne avevamo fatti una decina.

Evidentemente, passato l'entusiasmo iniziale, la gente ora ha deciso di andare in paradiso prendendosela più comoda!

P. Thiago, rientrato dalle sue vacanze in famiglia, a febbraio ha iniziato a insegnare inglese, due giorni alla settimana, in una scuola per bambini poveri diretta dalle suore di S. Paolo di Chartres a Poppra, un paesone a 30 chilometri da qui, verso Mae Sot. Inoltre ha iniziato anche una presenza mensile nel seminario minore, come confessore dei seminaristi.

Tra la metà di marzo e la metà di maggio abbiamo fatto ristrutturare il primo piano della nostra casa, per avere una camera in più e permettere a p. Thiago, che stava dormendo in una stanza nel giardino, di avere una  sistemazione più comoda e anche l'accesso a internet, che nel giardino non c'è. Abbiamo anche fatto rifare l'impianto elettrico, che lasciava parecchio a desiderare. Così ora abbiamo una casa più funzionale e accogliente. A maggio abbiamo anche fatto scavare in giardino un pozzo di 70 metri, dotato di pompa di profondità, che ci permette di avere l'acqua per tutto il tempo dell'anno. In precedenza, durante i mesi primaverili, bisognava andare a prendere l'acqua in un torrente qui vicino con un grande contenitore di 2000 litri. Naturalmente l'acqua del pozzo è a disposizione anche delle famiglie del nostro quartiere, che hanno lo stesso problema. Negli altri quartieri del villaggio, invece, l'acqua arriva tutto l'anno perché sono più bassi.

Per Pasqua ci siamo divisi. P. Thierry, essendo il parroco, è rimasto al Km 48. P. Thiago è andato a celebrare il Triduo Pasquale a Padee, un villagio vicino a Mae Sot. Io invece sono andato al Campo Profughi di Um Piam, che è il Campo dove vado tutte le settimane, al giovedì, per la Messa e l'insegnamento dell'inglese a un gruppetto di ragazzi. Io ho il permesso governativo di andare al Campo dal lunedì al venerdì, tra le 8.00 e le 16.00.

Perciò ho dovuto richiedere un permesso speciale al comandante del Campo per i tre giorni del Triduo, e anche per poter restare là la notte di Pasqua. Ho celebrato tutto in inglese, come faccio solitamente, però la lettura della Passione del Signore nella liturgia del venerdì santo l'ho fatta fare in birmano, con il catechista a leggere le parti che toccano al prete. Una ragazza che sa bene l'inglese ha fatto da interprete per le omelie. Ancora una volta ho potuto sperimentare l'azione dello Spirito Santo, che ci ha permesso di condividere la nostra fede e di celebrare, con gioia, le grandi opere del Signore nonostante le barriere linguistiche che ci dividono.

Dall'inizio di giugno abbiamo preso in affitto una casa a Um Piam, il villaggio che dà il nome anche al Campo Profughi situato nelle vicinanze, per avere una base logistica in cui poter pernottare e fermarci per qualche giorno quando andiamo "in esplorazione" nelle zone circostanti, dove ci sono altri villaggi, tutti di etnia Hmong. Da allora P. Thierry è stato là diversi fine settimana. Ha incontrato il leader del villaggio e ha fatto conoscenza con un gruppo di bambini. Dal prossimo gennaio abbiamo programmato di andare là a turno tutti i fine settimana. Inizieremo a fare qualche semplice attività di doposcuola con i bambini e poi, con loro, andremo a visitare le loro famiglie. Se troveremo degli anziani o dei malati, vedremo che cosa si potrà fareanche per loro.

Questi sono i primi passi che proviamo a fare in vista di un successivo lavoro di evangelizzazione.

In quella zona, infatti, non ci sono cattolici. Però in tutti i villaggi che abbiamo visitato fino a questo momento abbiamo sempre trovato delle piccole chiese protestanti, di varie denominazioni, perciò dovremo anche stare attenti a non entrare in concorrenza con loro ma, semmai, a cercare forme di collaborazione.

In luglio abbiamo fatto sistemare la casa nel giardino, che aveva bisogno di alcuni lavori di manutenzione. Il tetto, soprattutto, doveva essere rifatto perché durante le piogge gocciolava in molti posti. Ora la casa è in ordine, pronta ad accogliere gli ospiti che vengono a trovarci (in agosto abbiamo avuto un gruppo di 5 giovani italiani che sono stati con noi una decina di giorni) e le persone che vengono per incontri o ritiri (le suore Figlie della Croce sono venute già due volte), approfittando del clima fresco di cui godiamo durante tutto l'anno.

In settembre, improvvisamente, P. Thiago è stato male. Veniva da un periodo di lavoro molto intenso e, probabilmente, la fatica e lo stress gli hanno giocato un brutto scherzo. Dopo essersi sottoposto a diversi esami clinici e aver sentito il parere dei dottori, che indicavano un'origine nervosa ai suoi malori, i nostri superiori gli hanno consigliato di tornare in Brasile e di sottoporsi alle cure necessarie. Così alla fine di settembre Thiago ci ha lasciato e al Km 48 siamo rimasti, almeno momentaneamente, in due. Non sappiamo ancora se e quando P. Thiago potrà tornare in Thailandia. Però la sua assenza si sente molto. Soprattutto i bambini, che erano molto  affezionati a lui, sentono la sua mancanza, ma anche gli adulti e gli anziani.

Quasi ogni giorno c'è chi ci chiede sue notizie e ci assicura che sta pregando per lui. È un bel segno, no?

Come l'anno scorso, in ottobre i nostri fedeli sono venuti in chiesa numerosi tutte le sere per pregare insieme il rosario. In occasione della Giornata Missionaria Mondiale abbiamo avuto la presenza di 15 giovani birmani che ho portato dal Campo Profughi (dopo aver ottenuto i dovuti permessi). La sera della vigilia abbiamo pregato il rosario un po' in thailandese e un po' in birmano. Il giorno seguente, durante la Messa missionaria, i giovani birmani hanno fatto alcuni canti nella loro lingua.
Il vangelo è stato letto sia in thailandese che in birmano e anche una delle intenzioni della preghiera dei fedeli è stata fatta in birmano.

Al momento del Padre nostro, poi, ognuno ha pregato nella propria lingua, sicché Dio avrà avuto il suo bel daffare a decifrare le parole pronunciate in thailandese, birmano, akha, hmong, lisoo, kareen, francese e italiano contemporaneamente! Alla fine della Messa abbiamo fatto il pranzo tutti insieme e poi siamo andati a fare una breve escursione a una delle cascate nei dintorni. È stato una bella occasione di fraternizzazione tra due gruppi - i thailandesi e i birmani - che ancora si guardano con reciproco sospetto e antipatia dai tempi delle guerre dei secoli scorsi.

In novembre, mese dei defunti, diverse famiglie del villaggio ci hanno invitato a fare una preghiera per i loro defunti a casa loro. In queste occasioni, in cui tutti sono invitati a partecipare, la famiglia organizzatrice alla fine della preghiera offre un pasto a tutti i partecipanti che, a loro volta, contribuiscono portando qualche bibita, o frutta o altro cibo.

E così siamo arrivati all'Avvento, il tempo liturgico che ci conduce al Natale. Al Km 48 sono già in corso i preparativi per le feste che si avvicinano. Un gruppetto di giovanotti sta preparando il presepio. Joseph, il catechista, sta costruendo un'intera costellazione di stelle di bambù (gli avevo chiesto di prepararmi gli stecchetti per farne una, ma poi ci ha preso gusto e adesso chi lo ferma più!). Le ragazze, invece, hanno addobbato le due bacheche all'ingresso della chiesa con i simboli natalizi e con fiori e candele di carta colorata fatti da loro, e hanno anche preparato la corona di Natale con le quattro candele dell'Avvento. Il 12 dicembre abbiamo iniziato a portare la statua di Gesù bambino nelle case dei nostri fedeli, con accompagnamento di canti e preghiere.

Due o tre giorni prima di Natale faremo anche una serata di canti natalizi insieme con tre delle 11 chiese protestanti che ci sono nel nostro villaggio. Sarà la prima iniziativa ecumenica che si fa qui.
Quest'anno il Natale arriva in un momento di tensione e di paura per gli attacchi terroristici che ci sono stati in Francia e in altri paesi, e per la minaccia di altri attacchi, possibili dappertutto. Si discute di coalizioni, di strategie militari, di bombardamenti.

Gesù viene a ricordarci che la battaglia contro il male, in tutte le sue forme, non si vince con la violenza ma con la mitezza, con la comprensione, con la giustizia e con la  misericordia. In una parola: con l'amore. In questo Giubileo della misericordia lasciamoci intenerire dal nostro Dio, che si offre a noi come un bambino inerme e indifeso. Egli viene a bussare alle porte delle nostre coscienze nelle vesti dei profughi che non vogliamo, dei tanti disgraziati che si trovano coinvolti in conflitti e guerre che loro non hanno voluto, dei diversi da noi che ci fanno paura. Lui, il Padre di misericordia, viene a elemosinare la nostra misericordia, la nostra comprensione, la nostra pietà, la nostra solidarietà.

Cosa risponderemo? Saremo capaci di accoglierlo o gli chiuderemo la porta in faccia perché non c'è posto?

Buon Natale e Felice Anno della Misericordia.

  • Matia.

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Pubblicato
20 Agosto 2017
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