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Era ancora bambina: 6, 9 anni…, chi lo sa. Era stata rapita da trafficanti arabi di schiavi e subito venduta sui mercati di Khartoum a padroni feroci, che l’hanno umiliata, maltrattata e abusata. Un generale turco la fa tatuare in modo cruento su varie parti del corpo. Era negra come un carbone, nata nella regione del Darfur, in Sudan. È stato il console italiano di Khartoum a comprarla e liberarla, per riconsegnarla alla famiglia, ma ha perso la memoria: non sa chi sono i genitori, non ricorda le sue origini…

Il nome “Bakhita” (parola araba che vuol dire “fortunata”), le era stato dato dai rapitori. Portata in Italia, conosce le suore canossiane e, da loro, conosce Gesù, che lei riconosce come suo unico Signore, tanto da chiamarlo “El Paròn” (Il Padrone). Tanto gentile e amabile nei suoi comportamenti, che la gente veniva spesso in portineria a parlare con “Madre Moreta”. Noi la veneriamo come santa Bakhita!

Storie così ce ne sono decine di migliaia: persone liberate e riabilitate da tante forme di schiavitù. Basti pensare all’opera di don Oreste Benzi…

La schiavitù è stata abolita ufficialmente e vietata dalla Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), dopo il lungo e secolare dibattito sulla terribile e orrenda “tratta degli schiavi”. Come mai, allora, nel messaggio per la giornata mondiale della pace di quest’anno, papa Francesco torna a riproporci il binomio della schiavitù e della libertà? Il messaggio, infatti, ha per tema “Non più schiavi, ma fratelli”.

Ecco le sue parole:

“Purtroppo, la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità. Tale abominevole fenomeno, che conduce a calpestare i diritti fondamentali dell’altro e ad annientarne la libertà e dignità, assume molteplici forme sulle quali desidero riflettere, affinché, alla luce della Parola di Dio, possiamo considerare tutti gli uomini «non più schiavi, ma fratelli»”.

La schiavitù si è rigenerata, come la peggiore delle mafie, sotto altre forme altrettanto aberranti. Sono stati inventati e adottati altri sistemi per incatenare e tenere legate tante persone - bambini, donne, uomini - e perfino popoli interi nella paura, nella povertà, nell’ignoranza. Non possiamo restare indifferenti.

Perciò papa Francesco ci dice:

“Desidero invitare ciascuno a operare gesti di fraternità nei confronti di coloro che sono tenuti in stato di asservimento. Chiediamoci come noi ci sentiamo interpellati quando, nella quotidianità, incontriamo o abbiamo a che fare con persone che potrebbero essere vittime del traffico di esseri umani, o quando dobbiamo scegliere se acquistare prodotti che potrebbero essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone...”.

I nostri piccoli gesti di vera fraternità hanno sempre un immenso valore!​



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