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Cari lettori e lettrici,                                                                                   

mi presento brevemente. Sono p. Filippo Rota Martir, nato a Bergamo nel 1963. Nella mia famiglia non sono il solo missionario, un fratello mi ha preceduto e ora vive in un campo rom a Pisa. Inoltre, una delle mie sorelle, insieme a suo marito, è stata volontaria per qualche anno nel Nord est del Brasile.

Sono entrato dai saveriani nel 1974, frequentando le medie nella casa di Alzano Lombardo (BG), le superiori a Cremona, il noviziato ad Ancona e, infine, la filosofia e la teologia a Parma. Qui, insieme a vari altri miei compagni di classe (eravamo in nove), sono stato ordinato sacerdote nel 1988. Dal 1989 sono stato animatore vocazionale a Brescia e ad Alzano.

Nel 1995 sono partito per l’Amazzonia, dove ho trascorso 16 anni. I primi li ho passati in due parrocchie (Tome-açu e Bujaru), affidate a noi saveriani. Lì c’erano le comunità ecclesiali di base (Cebs), che rappresentano, ancora oggi, una ricchezza per il futuro della chiesa universale. Il frutto più bello di questa esperienza è senz’altro papa Francesco! Il contatto con i cristiani, in gran parte poveri, è una vera “scuola di vita” per noi missionari. Con i loro valori ci danno veramente tanto. Si sperimenta che la missione è dare, ma anche ricevere, condividendo insieme la gioia del vangelo, come direbbe papa Francesco.

E loro di gioia e umanità ne hanno “da vendere”, nonostante tante difficoltà e sofferenze.

Pur essendo stranieri “nella loro patria” ci si sente così bene tra loro che poi non si vuole più tornare. Negli ultimi anni ero vicino a Belém e ho lavorato nell’animazione giovanile, oltre che nella formazione di base dei laici (hanno grandi responsabilità pastorali, fanno quasi tutto!) e seminaristi.

Già da qualche anno ero a Roma, dove ho frequentato l’Angelicum e ho scritto una tesi su un tema missionario: “La salvezza in B. Sesboué e J. Sobrino”. Abitavo nel collegio “Conforti” di via Aurelia, insieme ad altri saveriani di varie nazionalità. Pensavo di tornare in Amazzonia e invece mi hanno chiesto di venire allo Csam, alla rivista “Missionari Saveriani”. So che non sarà facile, mi affido subito alla vostra comprensione e pazienza. Naturalmente confido anche nell’aiuto che viene “dall’Alto” e in quello di tante persone (Csam, redattori, saveriani...).

Nel concludere questo scritto, ringrazio p. Marcello Storgato. In tutti questi anni, egli ha condotto la rivista con capacità, competenza e passione, aprendo le nostre case alla freschezza e alla bellezza della missione, facendoci respirare a pieni polmoni.

Desideriamo dirgli, con semplicità e riconoscenza, un grande: grazie p. Marcello!  



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