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La misericordia è al centro del messaggio di Gesù ed è il cuore della missione della chiesa. È ciò che più conquista l’altro. Minacce, castighi e giudizi allontanano le persone e, in tal modo, “ci si tira la zappa sui piedi”. Già Giovanni XXIII, aprendo il Concilio, aveva detto che è preferibile “usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”.

Misericordia significa aprire il cuore al misero, chinarsi su di lui per curare le ferite. È la carta d’identità di Dio. Più che bastonare, condannare, rinfacciare le colpe, scartare, a Dio piace tanto accogliere, risollevare, dare fiducia e speranza.

Quella volta che i giusti farisei (strana giustizia la loro!) volevano lapidare la donna adultera e invece Gesù “spiazzò” tutti. Soprattutto per il modo con cui le offrì il perdono: con umiltà, umanità (“volgendo lo sguardo su di lei”), delicatezza, senza farlo pesare, quasi in punta di piedi. Le diede piena fiducia e lei incontrò il suo sguardo che, come una carezza, la faceva risorgere e passare dalla morte alla vita: “Neanche io ti condanno, va’ in pace e non peccare più…” (Lc 8,11). Immaginiamoci gli occhi di misericordia di Gesù che “non giudicano e non condannano, ma amano e perdonano… occhi che rincuorano e, senza parole, dicono che nulla è perduto; occhi che non separano il mondo in buoni e cattivi, ma generano universale fraternità; occhi di misericordia che fanno ripartire la chiesa dai piccoli e dai poveri” (M. Menin).

In questo Giubileo, la chiesa vuole mostrare all’umanità ferita il suo volto di mamma che ama tutti i suoi figli, soprattutto i più deboli e minacciati. “Non aspetta che i feriti bussino alla sua porta, li va a cercare per strada, li raccoglie, li abbraccia, li cura, li fa sentire amati”.

Vogliamo davvero un mondo più umano? Oggi, in Europa (e non solo) crescono i muri, i fili spinati e, dentro i cuori di molti, l’indifferenza.

“Tanti migranti e rifugiati, tra cui molti bambini, in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia. Questi nostri fratelli incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto” (Francesco).

Dice ancora papa Francesco: “Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto”. Riuscirà questo Giubileo a convertirci e a farci avere un “sussulto di umanità? Speriamo ci aiuti a maturare “un cuore umile e compassionevole, capace di perdonare e di donare, di aprirsi a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali”.

Non a caso Francesco ha voluto aprire il Giubileo non a Roma, ma a Bangui, nel Centrafrica. Ed egli si reca quasi sempre in luoghi tragicamente simbolici (Lampedusa, Manila, Ciudad Juarez, Lesbo), invocando con forza il dono, la grazia delle lacrime che risvegliano la coscienza, spesso “insensibile e narcotizzata”.

Come possiamo vivere la Misericordia che ci rende umani, fratelli e sorelle universali?



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