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Animazione Missionaria e Vocazionale

Desio (MB)


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Presentazione

La nostra casa vuole dunque essere “spazio aperto” di condivisione con la famiglia saveriana, composta dai missionari saveriani, dalle missionarie saveriane e dai laici saveriani. Insieme incroceremo cammini di vita alla luce di Cristo con un grande desiderio di felicità e di pace.

Cdesio celebrazionei rispecchieremo in tanti popoli con i loro volti, le loro storie e con le sfide come la pace, la giustizia, il dialogo interreligioso e interculturale, la salvaguardia del creato.

Qui, dall’inizio alla fine, la missione è intesa come incontro tra persone in Cristo che, secondo continenti, modalità e tempi diversi, suscita sfide, accende il cuore di desideri e porta a formulare progetti.

Offriamo, dunque, strumenti di animazione, itinerari e proposte di formazione, incontri di Spiritualità alla luce del Vangelo, l’ascolto di testimoni, di missionari che hanno già fatto la loro scelta di vita accanto agli ultimi del mondo.

Insieme, ci collegheremo con tante persone già impegnate nella diffusione del Vangelo e anche noi potremo scoprire cammini per farlo a partire dal nostro territorio, dal nostro ambiente lavorativo, scolastico o universitario, per essere anche noi proiettati verso gli altri… “fino agli estremi confini della terra!

Marcia della Pace - Decanato di Desio

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Marcia della Pace 2018 a Bovisio e testimonianza di Farhad Bitani, rifugiato politico afgano e autore de “L’ultimo lenzuolo bianco”
a cura di Mimmo Esposito

Lo scorso 26 gennaio a Bovisio Masciago si è svolta la marcia della Pace dal titolo: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”, promossa ed organizzata dal decanato di Desio con il coinvolgimento delle Parrocchie, della Caritas, della Pastorale Giovanile e dei Gruppi Missionari.

La marcia è partita dal “casermone”, in prossimità del Comune, un edificio “storico” che ha ospitato tanti immigrati fin dal dopoguerra ed un tempo all’avanguardia per servizi e tecnologie. Questo edificio è il simbolo di convivenza pacifica tra più etnie, poiché è abitato anche oggi, da persone provenienti da diverse parti del mondo.

Tutto, nei discorsi del decano don Luigi Caimi, del parroco don Giuseppe e delle autorità civili presenti, è stato richiamo all’aspetto più importante, siamo cioè chiamati alla fraternità, a camminare-insieme ed alla costruzione del bene comune, nella solidarietà, pur se provenienti da realtà, storie e culture diverse, infatti pur nella diversità, siamo tutti membri ed appartenenti “all’unica famiglia umana”.

Infatti ha sottolineato Papa Francesco nel Suo messaggio: “la sapienza della fede nutre uno sguardo capace di accorgersi che tutti facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la Dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione.”

Continua Papa Francesco: “Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono.”

Ed inoltre: “offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare.”

Dopo il breve tragitto il corteo è giunto in Campanella, dove è seguita la coinvolgente testimonianza di Farhad Bitani, rifugiato politico afgano e autore de “L’ultimo lenzuolo bianco.”

         Farhad nasce a Kabul nel 1986 e dal 2005 si stabilisce con la sua famiglia a Roma, dato che il padre viene nominato addetto militare presso l’Ambasciata dell’Afghanistan in Italia. Nel 2006 è ammesso all’Accademia militare di Modena e dopo il biennio per completare gli studi si trasferisce a Torino. Nel 2011 durante una licenza in Afghanistan subisce un attentato da cui ne esce miracolosamente indenne, allora decide di lasciare le armi e chiede asilo politico in Italia. Da questo fatto avvia una riflessione che lo porta al cambiamento e dal 2014, dopo la pubblicazione del suo libro (L’ultimo lenzuolo bianco) comincia a tenere numerosissime conferenze in Italia ma non solo, nelle quali racconta quanto ha vissuto in Afghanistan dalla sua diretta esperienza dei terribili anni di guerra e del suo cambiamento. Quando è nato nel suo Paese c’era la guerra civile che dal 1979 ha causato 3 milioni di morti. Il popolo afgano ha subito una guerra con tutte le conseguenze che neppure possiamo immaginare. Prima del 2001 di questa guerra non ne parlava nessuno e neanche del “fondamentalismo”.

Farhad diceva che il fondamentalismo nasce in Afghanistan nel 1979, per cacciare i russi dal paese hanno creato i "mujaheddin" (i combattenti per Dio), ("combattente impegnato nel jihad" o anche, per estensione, "patriota"). Nasce così la parola fondamentalismo islamico. Per tanti anni questa guerra sanguinosa ha portato distruzione, lui ricorda che non uscivano dai rifugi sotterranei (che erano gli unici luoghi di sicurezza) per il pericolo, e lo scenario che si presentava intorno era di cadaveri a terra e di donne violentate; il primo giocattolo che hanno avuto da bambini era un kalashnikov.

Farhad ha proseguito dicendo:

quando il tuo cuore diventa “nero” (dalle ingiustizie e cattiverie commesse) il vero Dio (il Dio che ha insegnato ad amare il prossimo) ti mette un punto bianco di bene.

Per lui la presenza della madre è sempre stata importantissima perché è stata lei che ha messo il bene, quel puntino bianco nel suo cuore. Quando la madre gli dice che si sarebbero trasferiti in Italia, lui pensava fra sé che sarebbe andato nella terra degli “infedeli”. Ma atterrando a Fiumicino, ricevendo piccolissimi e costanti gesti umani quotidiani di Bene, lo hanno aiutato, e lo hanno interrogato, portandolo poco a poco al cambiamento, si domandava quando riceveva qualche gesto di solidarietà: “ma perché questa “infedele” si preoccupa di me?”...

Quando il cuore di qualsiasi uomo (il cuore non ha appartenenza), incontra il Bene, questo Bene disarma…

Farhad è musulmano ma ha scoperto il suo vero islam attraverso il cristianesimo. Attraverso “l’umano” di cui ha fatto esperienza è cambiato. Il vero Dio lo ha salvato sempre, gli ha fatto cambiare il cuore attraverso il “diverso” che ha incontrato.

E’ giunto alla consapevolezza che il desiderio del cuore di un afgano è identico al desiderio del cuore di un italiano.



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