L'"IO" ESISTE PERCHE' C'E' IL "TU"
Le nostre città si stanno caratterizzando sempre di più di differenze linguistiche, etniche, culturali, religiose. Per l’uomo di ieri, di oggi e di domani, l’incontro tra i popoli ha sempre avuto due lati. Quello negativo e quello positivo. L’istinto umano tende a sottolineare quello negativo. La strada invece è quella della convivialità delle differenze, come soleva dire don Tonino Bello. È un cammino difficile, ma indispensabile. L’altro mi rivela chi sono io.
L’incontro con le differenze interroga, apre nuovi orizzonti.
Il nostro fondatore, mons. Guido Maria Conforti sognava un mondo come famiglia.
Questo incontro non cancella le radici, ma le integra; non azzera le storie personali, ma le arricchisce. Proprio ieri duarante la messa, Festa di Pentecoste, mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano diceva: «Ciascuno di noi deve essere fiero della propria cultura, della tradizione che l’ha generato alla fede, per ciò che(ha) ricevuto dal suo Paese di origine. Ma questa gratitudine, tuttavia, non sia per pretendere di imporre se stessi, ma per mettersi a servizio. Così che tutti, accolti in questa Chiesa e in questa terra, possiamo sentire la riconoscenza come un motivo per domandarci come contribuire a costruire la Chiesa di domani. Ciascuno di noi ha un dono, è stato chiamato con una vocazione santa, ma chiamato anche a costruire l’unica Chiesa.”
Una citazione di cardinale M. Martini ci aiuta a meditare personalmente e comunitariamente cosa significa per me incontrare l’altro. Lo dice in questi termini:
“Per rispondere al “tu quis es?” bisogna: primo, riconoscere coraggiosamente ciò che io non sono; secondo, incontrare l’altro nel suo ambiente e nella sua storia; terzo, avere il senso dello stupore, ossia la capacità di meravigliarsi che suscita la ricerca; quarto, essere disponibili ad andare oltre il visibile; quinto, accettare insieme anche il reale nelle sue manifestazioni meno appariscenti. Infine, per conoscere un’altra persona bisogna essere disposti a lasciarsi mangiare per dare vita e riceverla. La domanda “tu quis es?” coinvolge tutta la persona ed è una domanda primaria: conoscersi e conoscere significa lasciarsi attraversare e insieme condurre dall’altro”. (Carlo Maria Martini, La meraviglia di un incontro, “Corriere della Sera”, 7 dicembre 2010)
La festa dei popoli vuole essere la manifestazione di questa convinzione che i popoli possono vivere insieme; che Dio non esclude nessuno. Che ogni uomo è portatore di Dio.
Due mostre allestite nella casa dei missionari saveriani di Dio raccontano di questi aspetti. Da una parte la mostra interculturale la R-esistenza, dall'altra quella sulla figura di un missionario saveriano P. Andrea Galvan che ha saputo entrare nel cuore di tanti desiani.