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Si è svolto a Medellín (Colombia), dal 26 febbraio al 1° marzo 2024, l’incontro annuale del Centro Studi Missionari Latinoamericani (CEMLA), i cui membri sono missionarie e missionari saveriani presenti nel continente. Il tema è stato “Oltre la missione ad extra”. Nel corso delle giornate sono stati riflettuti, analizzati e discussi testi precedentemente preparati. Sempre all’inizio dell’incontro è stata fatta un’analisi delle diverse realtà sociali, politiche ed ecclesiali dei Paesi in cui siamo (Messico, Colombia e Brasile). Le congregazioni e le istituzioni missionarie si configurano intorno alla triade della missione ad gentes, ad extra, ad vitam che non esaurisce la missione, ma ne esalta l’urgenza, l’universalità e la radicalità.
Oggi i confini sono molteplici, coloniali, invisibili, escludenti e hanno bisogno di essere assunti con urgenza, coraggio e senza paura. Abitare le frontiere del mondo dei poveri implica imparare, ascoltare, dialogare, lavorare, vivere e, soprattutto, alimentare la speranza. Molto più di un movimento verso l’esterno, la missione ad extra è chiamata oggi ad esprimere un movimento interiore, un modo di essere e di vivere, una passione intensa e incarnata per l’umanità, un impulso di gratuità che non può essere contenuto e che giunge fino agli ultimi confini dell’umano, nelle profondità delle periferie esistenziali.
Sebbene abbiamo spesso richiamato l’attenzione sui progressi della Teologia della Missione degli ultimi 30-40 anni, alcune idee fanno fatica ad entrare nella riflessione e nella pratica missionaria, sia a livello di comunità locali che a livello istituzionale. La difficoltà di staccarsi da visioni nostalgiche del passato che hanno motivato vite eroiche e testimonianze esemplari, come pure l’emergere innovativo di istituzioni missionarie, sembra legata al timore di un’infedeltà intenzionale in relazione agli scopi per i quali queste realtà sono state create. Con il mutare dei tempi e dei contesti, i propositi e le finalità di ogni realtà associativa vanno radicalmente rivisti, per non correre il rischio di diventare irrilevanti e autoreferenziali di fronte alle nuove sfide che si presentano. Il mondo non è più lo stesso di cento, cinquanta o trent’anni fa. Un’affermazione tanto ovvia e quanto tremendamente mal assimilata. Ciò richiede una nuova mentalità, un nuovo linguaggio, una nuova visione teologica che tarda a prendere piede, mentre il clericalismo, il conformismo e il parrocchialismo continuano spietatamente falciando prospettive promettenti di trasformazione. Allo stesso tempo, coloro che si dedicano alla riflessione e alla ricerca in determinate direzioni sono emarginati e silenziati nel limbo delle molteplici opinioni usa e getta.
Mettere in discussione la missione non è mancanza di amore per la vocazione missionaria: al contrario, proprio perché è di anima e corpo che ci dedichiamo alla missione ad gentes, comprendiamo che questa realtà genuinamente evangelica deve essere strutturalmente ripensata per il presente. E tutto questo per rispondere in modo adeguato e responsabile alla missione alla quale siamo stati chiamati.
Ci sembra che, di fronte alle sfide del mondo di oggi, occorra decostruire l’identificazione univoca dell’ad extra con i confini geopolitici. Dobbiamo prestare attenzione all’agenda delle urgenze che il mondo ci presenta, prima di elaborare progetti di vita basati su presupposti nostalgici. Una missione oltre l’ad extra ci invita a vedere le frontiere esistenziali ovunque ci troviamo, qui e ora, uscendo da dove abitiamo senza esitazione, con coraggio e audacia, riducendo la burocrazia e slegando la missione da vincoli eccessivamente istituzionalizzati.

Saveriani e Saveriane del CEMLA - Medellin, Colombia



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