Luci e ombre dell’Italia all’Onu
Si sente dire spesso che l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) è un carrozzone inutile, costoso e soprattutto inefficace. Eppure se rivolgiamo il nostro sguardo fuori casa nostra ci accorgiamo che gli operatori delle sue agenzie - così come tanti volontari delle organizzazioni non governative, missionarie e missionari - sono impegnati in tutto il mondo a fianco dei più poveri nelle zone devastate da guerre, carestie e cambiamenti climatici.
Il recente rapporto dell’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari (OCHA) segnala che quest’anno ci saranno quasi 300 milioni di persone che avranno necessità di assistenza umanitaria e protezione a causa di conflitti ed emergenze climatiche. Di queste più di 74 milioni vivono nei Paesi dell’Africa sub-sahariana spesso dilaniata dalle guerre, l’ultima nel Sudan. Ma l’emergenza riguarda anche l’Europa orientale dove 17 milioni di persone hanno bisogno di aiuti a seguito della guerra in Ucraina.
È soprattutto a livello decisionale che l’Onu è criticato per essere inconcludente. Eppure alcune decisioni assunte anche in questi ultimi mesi non sono irrilevanti. A novembre 2023, ben 164 Stati hanno votato a favore della Risoluzione contro i sistemi d’arma autonomi, aprendo la strada ad una norma internazionale. Un risultato storico a cui ha contribuito anche l’Italia che insieme all’Austria ha promosso la Risoluzione. Ottenuto anche grazie alla campagna di sensibilizzazione “Stop Killer Robots”, promossa in Italia da Amnesty e dalla Rete Pace e Disarmo.
Lo scorso dicembre i Paesi aderenti al “Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari” (TPNW) hanno definito la dottrina della deterrenza nucleare, a cui aderiscono gli Stati dotati di armi nucleari e i loro alleati, “una minaccia alla sicurezza umana ed un ostacolo al disarmo nucleare”. All’incontro hanno partecipato anche diversi Stati della NATO e Paesi che fanno affidamento sulle armi nucleari americane per la loro difesa tra cui Australia, Belgio, Germania e Norvegia. Purtroppo, l’Italia non ha partecipato. Un’assenza inaccettabile per un Paese che nella propria Costituzione “ripudia la guerra la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.