La fattoria di padre Pietro
Quando, poco dopo la sua elezione, hanno chiesto a papa Francesco come mai avesse deciso di continuare ad abitare in Santa Marta e non nell’appartamento pontificio occupato dai sui predecessori, il Papa ha risposto che aveva scelto quella sistemazione “per motivi psichiatrici”, perché lui “aveva bisogno del contatto con la gente”.
Capita lo stesso a ciascuno di noi. Per ‘motivi psichiatrici’ c’è chi pratica uno sport, chi fa decoupage o lavora a maglia, chi con pazienza compone un puzzle o si diletta in cucina, altri poi si prendono cura di un animale. Nei limiti del possibile, ognuno impiega un po’ del suo tempo con qualche attività che lo possa aiutare ad estraniarsi dagli impegni ordinari, da un lavoro spesso intenso e stressante, per un po’ di relax, di ri-creazione… cioè per una creazione nuova.
È così anche per p. Pietro Rinaldi, superiore della comunità saveriana di San Pietro in Vincoli. Fin dal suo arrivo in questa casa, ma in continuità con quanto fatto anche in altre comunità dove ha vissuto, p. Pietro ha sempre portato avanti la sua piccola fattoria, a volte costituita solo di qualche gallina, altre volte un po’ più varia… per ‘motivi psichiatrici’, per un’attività rilassante. Si tratta tra l’altro di una piccola occupazione che contribuisce anche all’economia domestica e permette di recuperare e ottimizzare gli scarti e gli avanzi della cucina: le galline ricevono il loro cibo e in cambio ci offrono ottime uova fresche.
Nella casa di San Pietro in Vincoli, vista anche la disponibilità di ampi spazi, p. Pietro oltre alle galline ha ampliato la sua fattoria con qualche capra; un piccolo gruppetto che, in questo periodo, è cresciuto con la presenza di vivaci capretti in costante gioco e movimento. È bello vedere come questi animali si avvicinano senza paura e con fiducia a chi si prende cura di loro, al loro pastore.
Naturalmente, tutto questo rimanda immediatamente ad un’immagine evangelica molto cara al mondo biblico e anche a Gesù: quella appunto del pastore, anzi del Buon Pastore, che si prende cura del suo gregge, con un occhio di riguardo per chi è più debole e fragile come i piccoli nati da poco.
La figura del Buon Pastore ci conduce subito alla 4a domenica del tempo di Pasqua, che viviamo in questo mese, quando la Chiesa celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.
In questa giornata, la parola del Vangelo ci porta a fissare il nostro sguardo su Gesù, il buon pastore; buono perché conosce tutte le sue pecore, è interessato alla situazione di ognuna e per il suo gregge è disposto ad offrire la sua vita.
È ancora una volta un invito a seguire il Signore Gesù che, nella vita quotidiana, ci apre la porta della vita e con sicurezza ci “guida per il giusto cammino” (Salmo 22). Seguire Gesù significa anche assumere il suo stile.