Il mese scorso avevamo promesso di offrirvi l’omelia che mons. Walter Magni ha rivolto ai presbiteri presenti nella nostra casa di Desio per la festa di San Francesco Saverio. Ci sembra importante perché va oltre una semplice presentazione delle qualità esteriori del grande missionario, per indicarci il cuore della sua missione, fondamentale anche per la nostra missione oggi.
Sono tre i valori sottolineati da mons. Magni, che presentiamo qui in sintesi.
Il contatto vivo con la Parola
Nella Lettera ai Romani che la Liturgia della festa del Saverio ci presenta, san Paolo ci offre un metodo per realizzare questo contatto: “Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, cioè la Parola che noi proclamiamo”. Paolo parla del percorso della Parola, che prima di essere predicata deve da noi essere mangiata, gustata, assaporata e prendere dimora nel nostro cuore: c’è tutto un cammino necessario di conoscenza, di familiarità e di amore nei confronti della Parola.
Di Francesco Saverio ci colpisce il suo instancabile viaggiare per le Indie e per il Giappone fino al progetto di raggiungere la Cina. Ma sappiamo che tutto questo movimento è stato preparato e ha preso corpo quando ancora era impegnato negli studi alla Sorbona di Parigi. E così ricordo quanta Parola di Dio ci ha fatto mangiare il card. Martini che, all’inizio del terzo millennio, aveva osato affermare che “il futuro della Chiesa in Europa e della missione a favore della società europea sono strettamente legati alla conoscenza, alla familiarità e all’amore per la Sacra Scrittura”.
Una forte relazione personale con Cristo
È chiaro che lo studio della Parola e della Teologia non era fine a sé stesso. Il giovane Francesco era sicuramente alla ricerca di una relazione appagante, di un vero e proprio innamoramento del cuore. Cioè doveva proclamare, anzitutto in rapporto a sé e al senso della sua vita, che al centro dei suoi studi stava la figura bella e amabile di Gesù. Negli anni della Sorbona, Francesco diventa amico di Ignazio di Loyola, ed è con lui che nasce il desiderio di una compagnia, di “essere la compagnia di Gesù”. Come fosse l’improvviso riconoscimento di una presenza, di Gesù come terzo incluso. Come se volessero dare compimento alle parole di Gesù (“dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì io sono in mezzo a loro”).
Un autentico spirito missionario presuppone la partecipazione e la comunione con Gesù. Constatiamo, però, che a volte parliamo di urgenza della missione, dando per scontata la comunione con lui, il sentirsi profondamente insieme, in compagnia reale con Gesù. Che anche a questo ci richiami ancora oggi Francesco Saverio?
Gridare a tutta la gente distratta l’urgenza dell’annuncio del Vangelo
È nota la Lettera che il Saverio dal Giappone scrisse agli studenti della Sorbona: “Moltissimi in questi luoghi non si fanno cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Spesso, mi viene in mente di percorrere le Università in Europa e di mettermi a gridare come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità…”.
Aiutaci ancora, Signore, guardando all’entusiasmo missionario contagioso di Francesco Saverio, ad andare al cuore della questione. Torna ancora ad avvolgerci del vento del tuo Spirito, come un fuoco che ci urge dentro “Caritas Christi urget nos” (mons. Walter Magni).
