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Pubblichiamo una sintesi della lettera inviata dal Superiore Generale p. Fernando Garcia per il nuovo anno.

Carissime e carissimi,
abbiamo varcato la soglia del 2024. Il primo sentimento è la gratitudine a Dio per il prezioso dono della vita e della fede cristiana. Iniziamo un nuovo anno, con la speranza che sia ricco di entusiasmo, gioia, e con la determinazione di vivere pienamente, mettendo tutto ciò che siamo al servizio del progetto d’amore di Dio per la nostra umanità. La pienezza della vita si manifesta quando smettiamo di pensare a noi stessi e ci apriamo completamente e incondizionatamente all’Altro. Rinunciare a pensare a sé stessi significa smettere di considerarsi “il centro” di tutto.
Il 2023 resterà impresso nella nostra mente per la celebrazione del XVIII Capitolo Generale (“Amare la nostra vocazione saveriana”). La domanda che ci siamo posti - e che continuiamo a porci - riguarda il nostro futuro come Famiglia saveriana: “Dove stiamo andando?”. Benché conosciamo le nostre radici e la nostra storia, il futuro rimane ancora un enigma. Con fede cristiana, nonostante i dubbi e le incertezze, confidiamo che il Signore cammini davanti a noi e che lo Spirito di Dio ci stia indicando la strada da percorrere.
La vocazione saveriana si innesta nel tronco della vocazione missionaria della Chiesa. L’annuncio del Vangelo a coloro che ancora non conoscono Gesù costituisce l’essenza della nostra vocazione saveriana e la nostra particolare identità nella Chiesa per cui tutto deve avere lo specifico orientamento che Gesù Cristo sia conosciuto ed amato da chi ancora non lo conosce e non lo ama. Questa identità è chiara in ciascuno di noi? Si riflette nelle nostre azioni quotidiane?
La bellezza della vocazione missionaria nella Chiesa risiede nella consapevolezza che, grazie ad essa, ognuno di noi può affermare di aver conosciuto Gesù e di essere cristiano. Se siamo missionari è perché abbiamo compreso questa profonda verità: il mondo ha bisogno del Vangelo; l’umanità deve udire che Dio è nostro Padre/Madre, che siamo tutti fratelli e sorelle. Quindi, uomini e donne del nostro mondo, con le loro diversità e ricchezze storiche, culturali e religiose, costituiamo la grande Famiglia dei figli/e di Dio.
Durante le visite che effettuiamo nei luoghi in cui vivete e testimoniate l’amore di Dio, di solito incontriamo persone concrete che hanno accolto il Vangelo di Gesù Cristo grazie alla vostra mediazione e presenza. È commovente ascoltare dalle labbra di persone così diverse, da un continente all’altro: “Grazie per la vostra vita missionaria e per averci portato Gesù”Quei volti gioiosi, sorridenti, che emanano pace e speranza, dovrebbero trovar posto sul nostro comodino. Continuiamo il nostro cammino, passo dopo passo, sfruttando ogni istante e accogliendo tutte le opportunità per far conoscere ed amare Gesù Cristo.



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