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Casa Saveriana

Alzano Lombardo (BG)



Presentazione

Nel maggio del 1956 veniva inaugurata ufficialmente la casa dei missionari saveriani ad Alzano Lombardo (BG). Da allora la nostra comunità è sempre stata un piccolo faro che illumina in modo missionario il cammino ecclesiale degli alzanesi e di tutta la diocesi bergamasca.

Ne è prova la grande schiera di saveriani e di saveriane - oltre un centinaio - che qui sono nati e cresciuti, e da qui sono partiti per evangelizzare il mondo.

Una presenza missionaria: La nostra comunità ha attraversato momenti diversi e trasformazioni importanti, non solo nell’organizzazione delle strutture, ma anche nella finalità della sua presenza. Da una comunità con quasi cento ragazzi, ospiti della grande casa di via Adobati, si è passati a una piccola comunità di pochi saveriani che abitano nell’attuale casa di via Ponchielli.

Si tratta, comunque, di una presenza missionaria significativa. I tempi sono mutati da quel lontano 1956, ma noi continuiamo a essere qui, in mezzo a voi e ad avere sempre bisogno di voi, che in questi 50 anni ci avete mostrato affetto, simpatia e amicizia.

Accoglienza e animazione: i saveriani di Alzano sono un punto di riferimento importante per la congregazione. Infatti, i numerosi saveriani bergamaschi che rientrano dalle missioni, sanno di trovare una casa dove soggiornare durante le loro vacanze. Inoltre, ospitiamo alcuni missionari che hanno qualche problema di salute e hanno bisogno di cure.

Nella diocesi di Bergamo ci proponiamo come comunità di animazione missionaria, offrendo la nostra disponibilità per sensibilizzare le comunità ecclesiali, in stretta collaborazione con il centro missionario diocesano. A questa attività va aggiunta l’animazione vocazionale: accogliamo e accompagniamo i giovani che stanno pensando di donare la propria vita alla missione.

Nel vicariato di Alzano, collaboriamo con i sacerdoti delle parrocchie. Insieme, cerchiamo di essere missionari sempre, anche nello svolgimento di questo ministero ordinario.

Infine, la nostra comunità è sempre disposta a incontrare persone, gruppi, realtà ecclesiali, sociali e culturali che desiderano conoscere i saveriani e le missioni.

Siamo consapevoli che potremmo fare di più, per essere più presenti e significativi. Ci abbandoniamo alla volontà di Dio, convinti che lo Spirito di Cristo, missionario del Padre, saprà tenere vivo il desiderio della missione in questa terra bergamasca.

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Sapevo che p. Franco Bertazza si era ritirato a Parma, ma che la sua dipartita da questo mondo fosse così imminente mi ha colto di sorpresa. La morte di un confratello è sempre un momento di tristezza. Se poi con questi si è condiviso momenti importanti della propria vita e si ha ricevuto tanto, la scomparsa si impregna di sofferenza.

Ci siamo conosciuti per la prima volta a Cremona quando, con i miei compagni di noviziato, abbiamo fatto la prima professione. Si pensava di essere destinati a Tavernerio, ma poi fummo dirottati a Cremona dove prima del noviziato avevamo frequentato le due prime classi delle superiori. P. Franco Bertazza era il nuovo rettore che aveva sostituito il caro e compianto P. Giovanni Ferrari, partito per l’Indonesia. I due accumulavano l’origine bergamasca con la provenienza dall’Indonesia. Con lui abbiamo trascorso gli ultimi due anni delle magistrali. Diretto e schietto nelle sue posizioni e decisioni, aveva l’onestà di scusarsi con noi giovani quando si accorgeva di aver commesso uno sbaglio.

In quegli anni, ci ha accompagnato nella nostra formazione. Ci spronava ad assumere le nostre responsabilità di religiosi, avviandoci ad attività di apostolato in città e a dedicarci agli studi con serietà. La nostra classe, con la classe femminile delle Madri Canossiane, è risultata la migliore dei maturandi di tutta Cremona negli esami del 1974.
P. Franco ci ha fatto sperimentare e toccare con mano la fatica del lavoro manuale. Esperienza importante per noi futuri missionari. Alla comunità, bisognosa di un furgone per i viaggi, non avendo i soldi, propose di andare a lavorare un mese nei campi del piacentino a raccogliere cipolle e pomodori. Fu una esperienza, faticosa, ma bella. Ci ha fatto capire l’importanza del lavoro come mezzo comune di tutte le persone che affrontano la vita. Ci ha anche appoggiato nello sport, offrendoci la possibilità di praticarlo, anche a livello agonistico. Avevamo creato una squadra di calcio che partecipò a un campionato provinciale, permettendoci di giocare ed allenarci durante l’anno. Alla fine, siamo diventati campioni provinciali!

Nel settembre del 1974, con il pulmino frutto dei nostri sudori ci portò a Parma ed iniziare gli studi in Teologia. E lì ci siamo impegnati ognuno a mettere a frutto i propri talenti. P. Franco, poi, partì per il Brasile ed io per la Colombia. Ho avuto modo, nel 2003, di vivere qualche tempo con lui. P. Franco era stato destinato a Tavernerio (CO) dopo il Brasile ed io ero lì per i tre mesi di aggiornamento e recuperare un po’ di energie. Dopo i tre mesi mi chiesero di rimanere in comunità. Così, ho potuto condividere due anni con lui. Due anni di lavoro pastorale e comunitario. Ci siamo occupati anche del grande e bel parco di cui p. Franco era l’incaricato. Io, essendo il più giovane, venni affiancato a lui in questo incarico. Abbiamo trasformato insieme quello che era un bosco incolto in un vero e proprio parco: alberi tagliati, altri trapiantati, sentieri costruiti, nuove specie seminate, statue e panchine collocate. Un lavoro faticoso che però ci ha resi orgogliosi di aver contribuito ad abbellire la casa di Tavernerio.

Inoltre, ricordo con affetto altri momenti trascorsi insieme. Abbiamo celebrato Messe, fatto incontri missionari, ma anche qualche bella camminata in montagna. Ricordo soprattutto le belle discussioni a refettorio con gli altri saveriani su molti argomenti dalla religione, alla politica, dalla vita missionaria dove p. Franco teneva banco con le sue tesi non sempre accolte, ma che mostravano una solida preparazione culturale e religiosa ed una onestà intellettuale. Aveva conseguito nella sua vita lauree e attestati.
Ringrazio il Signore di avermi fatto incontrare p. Franco e aver percorso un po’ di strada con lui. Ogni persona buona che il Signore ci mette accanto è un regalo prezioso.

A mio fratello p. Fiorenzo, che con lui aveva condiviso tanti pensieri durante gli annuali esercizi spirituali di Tavernerio, ha mandato un messaggio vocale prima dell’ultimo Natale. “Ti ringrazio per gli auguri e per i ricordi di quel passato che esiste solo nel cuore di coloro che credono, che amano e che sperano. Grazie di cuore e salutami tutti i tuoi cari. Un abbraccio e grazie per gli auguri. Un Natale Santo, pieno di lavoro per te. Amen. Un Abbraccio forte, forte. Ciao!”.
Arrivederci p. Franco!



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