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La stretta attualità di Gandhi – nel 70° anniversario della morte – e della sua scelta nonviolenta è apparsa chiarissima durante l’incontro con Giuliano Pontara, il 22 marzo scorso a Brescia, sul tema “Gandhi, giustizia e pace. Quale nonviolenza?”, ospite delle iniziative del Festival della Pace, promosso, tra gli altri organismi e associazioni per la pace, anche dalla rivista “Missione Oggi”, dei Missionari Saveriani. Pontara ha esaminato con cura e grande sintesi le tre principali caratteristiche delle scelte e del pensiero gandhiano: i fondamenti etico-religiosi della nonviolenza; la teoria economico-sociale (Sarvodaya: il benessere di tutti, con il tema della giustizia e del socialismo nonviolento intrecciati al problema delle disuguaglianze); la teoria dei conflitti e della lotta nonviolenta (Satyagraha: la forza della verità, l'antimilitarismo).

Il fondamento del suo pensiero è ancorato alla convinzione dell’unità di tutto ciò che vive, unità che egli traduce come la più autentica definizione di “Dio”. La “scintilla divina” quindi può scoccare in ciascuno di noi, la compassione è il legame comune e il fondamento primario della ahimsa, la nonviolenza. Per Gandhi le religioni non sono “rivelazioni” e richiede ad ognuno di andare a fondo nella religione dell’altro. L’analisi del Mahatma sul piano sociale e politico parte dalla considerazione che il capitalismo sia nato da un atto violento e che lo sfruttamento sia grave quanto l’omicidio di massa, pone quindi il problema centrale delle disuguaglianze, compresa la disuguaglianza di genere.

Gandhi prefigura una sorta di socialismo nonviolento i cui strumenti di lotta si ispirino al Satyagraha. La lotta nonviolenta, basata sulla concordanza di mezzi e fini, non mira alla distruzione dell’avversario ma al suo convincimento, non è mai disgiunta dalla ricerca della trattativa (Gandhi era conosciuto come un “paziente e cocciuto negoziatore”) e deve essere sempre accompagnata dalla pratica di momenti costruttivi. Infine Gandhi pensava che la guerra fosse intimamente legata all’idea di Stato, per questo prefigurava un graduale percorso verso un governo mondiale su base federativa.

Profilo di Pontara

Giuliano Pontara, originario di Cles (Tn), è un filosofo della politica, tra i massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale. In seguito a forti dubbi sull’eticità del servizio militare, nel 1952 lascia l’Italia per la Svezia, dove ha insegnato Filosofia pratica all’Università di Stoccolma. Tra i fondatori dell’Università internazionale delle istituzioni dei popoli per la pace (Unip), è membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso.



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